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Trojan e ransomware: allo stato attuale sono i più grandi pericoli

Una delle principali minacce a cui ogni utente è sottoposto durante la navigazione Internet è costituita senza alcun dubbio dei malware, questi software ululano nel web e ovviamente cercano di colpire il maggior numero di utenti possibile con l’obiettivo di sottrarre dati sensibili dal pc che infettano.

Esistono varie tipologie di malware, ma quando si parla di furto di dati sensibili, le minacce più pericolose e più diffuse sono costituite senza nessun dubbio dai trojan e dai ransomware, con i primi che sono camuffati da programmi normali, ma che una volta installati assumono il controllo della macchina e i secondi invece che prendono in ostaggio i file della vittima, cifrandoli per poi ottenere un riscatto.

 

Le minacce più diffuse

Il Cisco Cyber Threat Trends Report 2024 ha rilevato che negli ultimi otto mesi i casi di furto dati legati ai trojan sono stati 175 milioni mentre quelli legati ai ransomware sono stati ben 154 milioni.

Si tratta di dati decisamente indicativi che lasciano intuire quanto questa tipologia di malware abbia goduto di una diffusione massiva in tutto il globo che non sembra dare segni di arresto.

Ovviamente il compito di difendersi e nelle mani della vittima che ha come arma principale, quella di prevenire l’infezione da questo tipo di programmi dannosi, le principali strategie da attuare sono ovviamente quelle di evitare i siti potenzialmente dannosi, mantenere il proprio pc e il proprio software antivirus costantemente aggiornati con le ultime facce di sicurezza e ovviamente evitare di custodire all’interno del proprio pc dati sensibili inerenti la propria persona.

Indubbiamente tutto ciò deve essere accompagnato dal buon senso e da un occhio scettico quando ci si imbatte in determinate tipologie di contenuti online che potrebbero celare al loro interno per l’appunto un malware di questo genere, la parola chiave è prudenza, prima di eseguire un software sconosciuto è bene effettuare un controllo con il vostro antivirus.

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Pubblicato da
Eduardo Bleve