Rufus

Con l’Amazon Prime Day ormai terminato abbiamo visto per la prima volta una enorme novità, il colosso di Seattle oltre ad aver portato un’ondata di sconti, offerte e acquisti come al solito, ha deciso di stravolgere completamente la ricerca all’interno dell’app grazie al suo nuovo Chatbot, Rufus.

Come spiegato da un comunicato stampa di Amazon, l’azienda ha lanciato Rufus, il suo primo assistente intelligente, che anche tutt’ora, può essere testato dagli utenti americani dell’ecommerce in versione beta. La fase di test di Amazon Rufus è iniziata nel mese di febbraio, ovviamente a porte chiuse, mentre la beta pubblica è arrivata negli USA nelle scorse ore. All’inizio di questa sperimentazione, Rufus è disponibile solo sull’app di Amazon, mentre non è ancora utilizzabile nella versione web dell’ecommerce.

Cosa ci permette di ottenere Rufus all’interno di Amazon

Rufus è un assistente specializzato nello shopping online, il suo utilizzo potrebbe essere vario, potete innanzitutto usare il chatbot per delle liste con raccomandazioni e consigli su prodotti da acquistare, nonché per comparazioni tra un prodotto e l’altro o per le specifiche di ciò che desiderate acquistare. Sembra inoltre che Rufus nella comparazione non preferisca i prodotti sponsorizzati di Amazon, concentrandosi invece sull’ordinamento dei prodotti sulla base delle recensioni degli utenti.

Sembra che Rufus però faccia fatica ad elaborare le informazioni legate ai prodotti Amazon. Quando si richiede al Chatbot di fornire le specifiche sui beni venduti dall’ecommerce di Jeff Bezos, quest’ultimo si limita a riportare miseri approfondimenti della loro descrizione presente sulla pagina prodotto. Con ogni probabilità, però, il chatbot diventerà più “intelligente” man mano che la beta andrà avanti.

Amazon, infine spiega che il training dell’IA di Rufus è avvenuto sulla base delle recensioni degli utenti, sul catalogo dei prodotti dell’ecommerce, sulle sessioni Q&A con la community e grazie ad informazioni di dominio pubblico. Sfortunatamente, però, l’azienda non approfondisce ulteriormente le fonti da cui ha attinto per l’istruzione del suo Chatbot.

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