L'FBI riesce a sbloccare uno smartphone senza problemi Come noto, c’è stato un tentato omicidio ai danni dell’ex Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. L’atto è avvenuto a Butler, Pennsylvania, durante un comizio in preparazione delle prossime elezioni presidenziali. La notizia ha catturato l’attenzione globale. A tal proposito, l’FBI ha comunicato di aver sbloccato il telefono del principale sospettato, Thomas Matthew Crooks, un ventenne. Non sono stati però divulgati dettagli su come sia stata ottenuta la decriptazione della password o sui contenuti trovati nel dispositivo. Inizialmente, gli agenti presenti avevano provato ad accedere al cellulare di Crooks, senza successo. Dunque, il dispositivo è stato inviato al laboratorio dell’FBI situato a Quantico, in Virginia.

L’FBI riesce a sbloccare uno smartphone velocemente

Cooper Quintin, tecnico e ricercatore per la sicurezza alla Electronic Frontier Foundation, ha spiegato che le forze dell’ordine dispongono di strumenti tecnologici avanzati. Quest’ultimi vengono espressamente utilizzati per affrontare situazioni simili. Alcuni di tali strumenti sono i software sviluppati dalla Cellebrite, azienda di intelligence israeliana specializzata in strumenti di estrazione dati da dispositivi mobili.

L’FBI ha sbloccato immediatamente lo smartphone sorprendendo molti. Ciò considerando che in casi simili spesso sono necessari settimane o mesi per ottenere l’accesso. Tale rapidità è dovuta all’uso combinato di tecnologie avanzate e strumenti specifici. Quest’ultimi presenti nel laboratorio di Quantico.

Ci sono stati casi in cui le forze dell’ordine hanno avuto difficoltà nel convincere aziende a collaborare. A tal proposito, è emblematico il caso che ha coinvolto Apple nel 2016 dopo dell’attentato di San Bernardino. In quest’occasione l’azienda di Cupertino rifiutò di sbloccare l’iPhone dell’attentatore anche dopo l’ordine di un tribunale federale. All’epoca, lo stesso Trump, candidato alla presidenza, sollecitò un boicottaggio dei prodotti Apple. Causa di tale iniziativa era proprio il rifiuto di collaborare con l’FBI.

Con gli anni, la tecnologia ha fatto passi da gigante. Ciò ha reso più accessibili le informazioni criptate sui dispositivi mobili. Tale facilità di accesso, utile durante le indagini, porta con sé rischi significativi. Se gli strumenti per sbloccare gli smartphone finissero nelle mani di governi non democratici, potrebbero essere utilizzati per scopi dannosi. Con tale sistema si finirebbe per eludere i diritti umani e sfruttare informazioni riservate senza il consenso delle persone coinvolte.

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