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Google Gemini, l’ultimo modello di intelligenza artificiale di Google, è stato accolto con entusiasmo da molti utenti Android. Ma non è privo di critiche. Una delle principali limitazioni che ha attirato l’attenzione è la necessità di sbloccare il dispositivo per eseguire operazioni basilari. Questo vincolo si applica a funzioni quotidiane. Come l’invio di messaggi o la gestione di chiamate. Le quali richiedono l’interazione fisica con il dispositivo. Questa misura di sicurezza è stata implementata per proteggere le informazioni sensibili e prevenire l’accesso non autorizzato. Gli utenti però sembra abbiano sollevato preoccupazioni riguardo alla praticità di questa restrizione. In particolare, essa risulta piuttosto fastidiosa quando, ad esempio, si utilizzano auricolari. Oppure si cerca di interagire con l’assistente vocale in movimento. Durante queste occasioni, infatti, la necessità di sbloccare il dispositivo può rendere l’esperienza poco fluida e frustrante. Il riconoscimento facciale, che tenta di avviarsi automaticamente, richiede un tempo di attesa che può risultare scomodo. Impedendo così un utilizzo immediato e senza interruzioni.

Mancanza di integrazioni importanti: Google Maps e Spotify

Un altro aspetto che ha sollevato critiche è la limitata integrazione di Google Gemini con GoogleMaps e Spotify. Anche se Gemini può fornire informazioni basate sulla posizione, non è in grado di avviare direttamente la navigazione tramite comandi vocali come il suo predecessore, GoogleAssistant. Questo cambiamento ha ridotto la comodità per coloro che sono abituati a comandi diretti. Essi infatti ora sono costretti a utilizzare Maps all’interno dell’app Gemini per ottenere risposte testuali. Tale problema limita sensibilmente l’efficienza dell’assistente vocale quando si tratta di pianificare viaggi o spostamenti. Cosa che rende l’interazione meno intuitiva rispetto al passato.

In più, Gemini ha mostrato carenze anche nell’integrazione con Spotify. Il noto servizio di streaming musicale, attualmente molto popolare. Mentre Google Assistant consentiva di avviare la riproduzione di playlist specifiche su Spotify attraverso semplici comandi vocali, Gemini sembra favorire YouTube Music. Questa mancanza di compatibilità ha deluso molti clienti che si aspettavano una gestione musicale più versatile e completa. Insomma, per finire, anche se l’IA di Google rappresenta un passo avanti dal punto di vista tecnologico, le sue limitazioni attuali potrebbero spingere alcuni utenti a ritornare a GoogleAssistant. Così da poter continuare a vivere un’ esperienza più soddisfacente e meno vincolata.

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