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Scimmia, uno scienziato svolge un esperimento pauroso

La scienza con il tempo si è portata sempre avanti grazie anche a continue sperimentazioni che hanno permesso a codesta di crescere e capire gli errori commessi. Sicuramente rispetto al concetto di scienza prima e di esperimenti oggi quest’ultimo è molto cambiato. Ad esempio c’è stato un esperimento abbastanza strano compiuto su una scimmia.

Questo esperimento si è concluso molti anni fa, il quale era molto d’aiuto per sviluppare alcuni punti di studio.

 

Scimmia, un esperimento?

Si torna nel 1970 quando un esperimento scientifico compiuto ha sconvolto tutto il mondo della medicina. Con alle spalle una serie di esperimenti alternativi, il neurochirurgo Robert Joseph White ha eseguito un trapianto di una testa di scimmia sul corpo decapitato di un’altra.

Intervento che impiegò il taglio del midollo spinale al livello del collo, lascando così i soggetti presi in esperimento paralizzati dal collo in basso. Anche se i nervi cranici all’interno del cervello erano ancora funzionali e alimentati dal nuovo corpo

, dove trovava la scimmia capace di sentire, odorare, gustare, mangiare e seguire oggetti attraverso gli occhi.

Anche dopo il grande successo del suddetto esperimento l’animale purtroppo morì a causa del rigetto immunitario. Questo esperimento preso in questione è stato capace di sollevare molti dibattiti in diversi ambiti, dove alcuni scienziati lo definirono “abbastanza barbaro”.

Per quanto riguarda invece gli anni ’90, White continuò nella sua impresa pianificando di fare lo stesso identico esperimento compiuto sulla scimmia, sugli esseri umani. Usando come test i cadaveri trovati in obitorio. Imponendosi come obiettivo di poter eseguire un trapianto di testa sul fisico Stephen Hawking e sull’attore Christopher Reeve.

Le ricerche compiute da White non incontrarono un buco nero, visto che hanno potuto trovare seguito nelle ricerche del Dr. Canavero. Il quale ha discusso sulla ricostruzione del midollo spinale e del collegamento cefalo-spinale negli esseri umani, il tutto supportato da uno studio tedesco effettuato nel 2014.

 

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Pubblicato da
Gabriele Palmieri