Olimpiadi, gli atleti sono condizionati dal riscaldamento globale

Guardando le gare che si stanno tenendo alle olimpiadi di Parigi 2024, molte persone si sono poste alla stessa domanda: “Chissà quanto stanno soffrendo il caldo i poveri atleti“. Effettivamente il quesito è lecito, dal momento che si tratta del pieno periodo estivo e di giornate in cui il sole cocente batte fortemente sulla capitale francese.

Oltre alle tante polemiche che hanno riguardato la balneabilità della Senna e diversi altri aspetti in voga durante questi giorni, si parla ora del riscaldamento climatico. Gli atleti che provengono da tutto il mondo sarebbero infatti perennemente avvolti da una vera e propria cupola di calore in quel di Parigi. I rischi per la salute delle persone in questo modo aumentano a dismisura, anche per quelle che sono sedute in gradinata ad assistere agli eventi sportivi. Le olimpiadi hanno fatto venire dunque fuori quest’altro aspetto, rispolverando il fenomeno della cosiddetta Heat Dome. La cupola di calore, questo è il nome tradotto in italiano, fu registrato per la prima volta nel 2021 in Canada, quando la città di Lytton fu praticamente avvolta da un’ondata improvvisa di calore anomalo che resto intrappolata.

Parigi 2024, le olimpiadi sono un forno per gli atleti: c’è una cupola di calore

Proprio in merito alla questione cambiamento climatico e soprattutto alla cupola di calore che sta caratterizzando le olimpiadi di Parigi 2024, queste sono le parole da parte della dottoressa Friederike Otto, la quale ha riferito quanto segue:

Il cambiamento climatico ha avuto un impatto devastante sulle Olimpiadi di martedì, la giornata più calda finora, con temperature che hanno raggiunto i 35 °C. Gli atleti hanno lottato contro il caldo intenso, e se l’atmosfera non fosse carica di emissioni da combustibili fossili, Parigi sarebbe stata più fresca di circa 3 °C, rendendo le condizioni per lo sport molto più sicure. Questo fatto deve farci riflettere. Alcuni atleti hanno utilizzato giubbotti refrigerati, ma molte persone che vivono nella regione mediterranea non dispongono di ghiaccio, aria condizionata o pause lavorative per potersi rinfrescare. Per queste persone, il caldo estremo può rappresentare una minaccia mortale“.

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