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La Turchia blocca Roblox: accuse e controversie

La Turchia, di recente, ha deciso di mettere al bando Roblox. Una delle piattaforme di gioco online più popolari al mondo. Il divieto, annunciato l’8 agosto 2024, si basa su gravi accuse rivolte al servizio. Le autorità turche sostengono infatti che esso sia colpevole di ospitare contenuti sessuali inappropriati. Ma soprattutto di promuovere ambienti virtuali frequentati da pedofili. In più, la piattaforma viene criticata per l’uso della sua valuta virtuale, i robux. La quale viene distribuita gratuitamente da bot per incentivare i bambini a partecipare a giochi d’azzardo e altre attività simili. Il governo accusa Roblox anche di una gestione inefficace dei contenuti. In quanto l’app non riuscirebbe a prevenire la diffusione di materiale inappropriato o pericoloso.

Roblox, Instagram e la libertà di espressione: il caso della Turchia

Le accuse a riguardo sono particolarmente gravi. Poiché coinvolgono la sicurezza e il benessere dei minori, un tema di alta sensibilità. Roblox, dal canto suo, ha dichiarato di non aver ricevuto comunicazioni formali dalle autorità turche riguardo alle specifiche violazioni. Né ha avuto l’opportunità di rispondere alle accuse prima dell’imposizione del divieto. Tale intervento segue di pochi giorni il blocco di Instagram

in Turchia. Situazione che ha sollevato ulteriori preoccupazioni riguardo alla libertà di espressione e alla censura nel paese.

Il blocco della suddetta app è stato imposto il 1° agosto 2024. Motivato dal governo turco che ha accusato la piattaforma di censurare i messaggi di cordoglio per la morte di Haniyeh, il leader di Hamas. Secondo le autorità, la piattaforma avrebbe impedito la pubblicazione di questi messaggi. Senza fornire però spiegazioni adeguate. Fahrettin Altun, portavoce del governo, ha descritto l’azione come un atto di “censura”. Sostenendo che il blocco è una risposta alla presunta soppressione del diritto di espressione. Ma soprattutto del rispetto per le tradizioni culturali e politiche del paese.

Questo episodio si inserisce in un contesto di crescente controllo e restrizioni dei social media e sui servizi online in Turchia. Negli ultimi anni, la politica ha adottato misure simili contro altri servizi. Ad esempio, Wikipedia era stata oscurata nel 2017 con l’accusa di diffondere informazioni che minacciavano la sicurezza nazionale. Questi interventi riflettono una psicologia di controllo rigoroso sulle informazioni e sull’accesso ai contenuti digitali. Un’ attività suscita non poche preoccupazioni riguardo alla libertà di espressione e alla trasparenza.

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Pubblicato da
Ilenia Violante