Nello specifico, la richiesta era avvenuta da Lega Serie A riguardo la trasmissione illegale di eventi spostivi. Secondo la Lega Serie A, insieme a Lega Serie B, Sky Italia e DAZN, Cloudflare dovrebbe aderire al sistema per prevenire la diffusione della pirateria tramite i suoi servizi.
Nonostante le richieste poste, il Tribunale l’ha rifiutata. La motivazione è semplice: iscriversi al Piracy Shield per la legge non è obbligatorio. Inoltre, l’autorità giudiziaria non ha il potere di imporre l’adesione se non è presente un fondamento legale. A tal proposito, è stato dichiarato che non ci sono prove concrete sul coinvolgimento di Cloudflare nella diffusione di materiale pirata.
Il Piracy Shield ha l’obiettivo di proteggere i contenuti
protetti dal diritto d’autore. La causa principale della sua ideazione è la diffusione massiccia del fenomeno della pirateria. Eppure, dal suo rilascio, sono emerse diverse questioni sul suo effettivo funzionamento. In tale scenario, la sentenza emanata dal Tribunale di Milano solleva un nuovo dibattito. Quest’ultimo ha come protagonisti, da un lato la tutela della proprietà intellettuale (soprattutto nello streaming calcistico), mentre dall’altro le libertà proprie di individui ed aziende (come Cloudflare).Ruoli e responsabilità potrebbero essere ridefiniti nell’attuale scenario mondiale. Dunque, il Governo potrebbe intervenire e considerare di apportare alcune modifiche di stampo legislativo. In tal modo sarà possibile stabilire anche il comportamento di intermediari tecnici, come ad esempio Cloudflare.
Per il momento la decisione presa dal Tribunale non pone alcun obbligo. Sarà necessario attendere per scoprire se saranno necessari ulteriori interventi e cambiamenti da parte delle autorità in vista della continua lotta delle aziende contro il fenomeno della pirateria.