David Millette, un content creator, ha deciso di portare in tribunale Nvidia, accusandola di concorrenza sleale e di usare video altrui.

Un creatore di contenuti su YouTube, David Millette, ha recentemente avviato un’azione legale contro Nvidia, gigante dell’intelligenza artificiale, accusando l’azienda di aver utilizzato i suoi video senza autorizzazione per addestrare modelli di IA. Questo procedimento legale segue una causa simile intentata da Millette contro OpenAI, segnalando una crescente preoccupazione tra i creatori di contenuti riguardo all’uso non autorizzato delle loro opere per l’addestramento di intelligenze artificiali.

 

Millette contro Nvidia

A differenza di altre cause intentate contro aziende tecnologiche, come quella del New York Times contro OpenAI e Microsoft, Millette non ha basato la sua accusa su una presunta violazione del copyright. Al contrario, ha accusato Nvidia di “arricchimento ingiusto e concorrenza sleale“, sostenendo che la pratica di raccogliere dati online per addestrare l’IA sia profondamente “ingiusta, immorale, non etica, oppressiva, senza scrupoli o dannosa per i consumatori”. Questa distinzione legale potrebbe avere importanti implicazioni, poiché il concetto di arricchimento ingiusto, in assenza di un obbligo contrattuale, è stato riconosciuto come violazione in alcune sentenze passate, come quella del 2011.

L’accusa contro Nvidia è emersa dopo che l’azienda è stata incriminata per aver raccolto oltre 400.000 ore di video al giorno con l’obiettivo di addestrare i propri modelli di IA. Una presunta email trapelata avrebbe inoltre rivelato che Nvidia prevede di utilizzare questi dati come una risorsa per accelerare lo sviluppo di modelli di IA per i suoi clienti

Nvidia ha respinto le accuse, affermando che raccogliere informazioni da fonti pubblicamente disponibili per creare opere nuove e trasformative è una pratica legale e incoraggiata dal sistema giuridico. Il caso solleva però interrogativi significativi sul futuro della creatività umana in un’era in cui l’IA potrebbe sostituire molti processi creativi.

La questione centrale rimane la mancanza di chiarezza legislativa sull’utilizzo di dati online per l’addestramento di IA. Finché le leggi non saranno aggiornate per regolamentare esplicitamente questa pratica, è probabile che le aziende tecnologiche continueranno a operare in una zona grigia legale, sfruttando queste risorse per mantenere un vantaggio competitivo nel crescente campo dell’intelligenza artificiale.

 

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