domenica, Marzo 23, 2025

AI e piccole imprese: problemi di reclutamento e competenze

di Margherita Zichella

L'AI è ormai entrata a far parte della vita di tutti, aziende comprese, ma il mondo del lavoro sembra essere ancora impreparato alla cosa.

In un periodo di rallentamento economico, la domanda di lavoro rimane un motore cruciale per la crescita, ma le imprese italiane affrontano una crescente difficoltà nel trovare personale qualificato, soprattutto nei settori della transizione digitale e dell’intelligenza artificiale (AI). Questa carenza di competenze rappresenta una minaccia per la modernizzazione del tessuto imprenditoriale, in particolare per le micro e piccole imprese (MPI), che sono essenziali per l’economia nazionale.

 

La necessità di colmare il divario tra domanda e offerta

Recenti dati di Confartigianato rivelano che il 36,2% degli occupati in Italia lavora in settori influenzati dall’AI. Le piccole imprese stanno adottando sempre più tecnologie basate sull’intelligenza artificiale: nel biennio 2021-2022, il 12,6% delle imprese con 3-49 dipendenti ha integrato almeno una tecnologia AI. L’Italia si colloca al quarto posto nell’Unione Europea per l’uso di robot nelle piccole imprese, con una percentuale del 6,9%, superiore alla media UE del 4,6%.

Nonostante i progressi, l’adozione dell’AI richiede un aggiornamento delle competenze, in particolare nelle piccole imprese dove gli imprenditori devono gestire compiti complessi e tecnologie avanzate. L’AI è vista come uno strumento complementare al lavoro umano, non come un sostituto.

Il principale ostacolo alla diffusione dell’AI è la mancanza di lavoratori qualificati. Nel 2023, le imprese italiane prevedono di assumere circa 700mila professionisti con competenze digitali avanzate, ma oltre la metà (51,8%) risulta difficile da trovare. La difficoltà è ancora maggiore nelle MPI, con una percentuale del 54,9%.

Le carenze sono particolarmente gravi in alcune regioni: il Trentino-Alto Adige ha il 65,8% delle figure difficili da reperire, seguito da Friuli-Venezia Giulia e Umbria con rispettivamente il 62,6% e il 60,3%. Anche regioni industrializzate come Veneto e Emilia-Romagna riscontrano difficoltà. Il cosiddetto “mismatch” tra domanda e offerta di lavoro è particolarmente pronunciato in province come Bolzano, Trieste e Terni, dove la reperibilità delle figure professionali richieste è molto limitata.

Questi dati evidenziano una criticità nazionale: nelle aree con maggiore domanda di competenze digitali, l’offerta di lavoratori qualificati è insufficiente, ostacolando così la crescita e l’innovazione.

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