A marzo, la DJI ha annunciato una collaborazione innovativa con l’Environmental Robotics Lab dell’ETH di Zurigo e l’organizzazione Wilderness International. Questa loro coinvolgimento ha un ruolo importantissimo per il nostro pianeta, più di quanto possiamo immaginare. La collaborazione cerca di rivoluzionare lo studio della biodiversità nelle aree più remote e inaccessibili delle foreste pluviali. Il progetto si basa sull’uso di droni avanzati. Le società useranno in particolare il DJI Matrice, equipaggiato con un braccio robotico sviluppato dall’ETH. Questo sistema permette di raccogliere campioni di eDNA (DNA ambientale) direttamente dalle cime degli alberi. Perché così in alto? Semplice: è il luogo dove si concentra il 90% della biodiversità delle foreste. È una tecnologia che promette di essere meno invasiva ed anche più economica rispetto ai metodi tradizionali di monitoraggio. Ma è davvero così rivoluzionaria? Insomma, si tratta di solo di droni, oppure no?
Risultati già positivi per la raccolta tramite droni
Finora, il progetto ha raccolto 36 campioni da tre diverse località della foresta pluviale in Perù. Questi dati stanno già fornendo preziose informazioni. I dati servono per sostenere gli sforzi di conservazione della Terra di Wilderness International. Grazie all’analisi dell’eDNA, è possibile anche identificare specie che altrimenti sarebbero difficili da rilevare. In questo modo si possono migliorare significativamente il monitoraggio delle aree protette e della fauna e della flora in esse presenti. La tecnologia però dei non si ferma qui. Wilderness International prevede di espandere l’uso dei droni in altre aree, come le foreste canadesi, dove i dati sulla biodiversità sono ancora limitati. Potrebbe questo approccio diventare lo standard globale per lo studio della biodiversità?
Il progetto è reso possibile grazie a una rete di collaborazione come anticipato. L’ETH di Zurigo sviluppa la tecnologia di campionamento, DJI fornisce i droni, e l’Audi Environmental Foundation finanzia i costi. Un ruolo chiave è giocato anche da Fauna Forever, che contribuisce con dati provenienti da tecniche convenzionali. Questi sono essenziali poiché permettono un confronto sull’efficacia dei nuovi metodi. Tale tecnologia ha il potenziale per colmare importanti lacune nella ricerca globale sulla biodiversità. Potrà davvero rivoluzionare la conservazione della natura a livello mondiale? Solo il tempo e i dati futuri lo diranno.