L’Unione Europea ha recentemente avviato un’indagine su Telegram per verificare se il popolare servizio di messaggistica abbia violato il Digital Services Act (DSA), la famosa nuova legge europea. La questione centrale è se Telegram abbia volutamente sottostimato il numero degli utenti attivi mensili (MAU) per rimanere sotto la soglia critica di 45 milioni di utenti, un limite che, se superato, qualificherebbe la piattaforma come un servizio online di dimensioni molto grandi (VLOP). In tal caso, Telegram sarebbe soggetta a regolamenti molto più stringenti riguardo a sicurezza, moderazione e conformità.
Fino a febbraio di quest’anno, infatti, Telegram aveva dichiarato di avere 41 milioni di utenti attivi mensili. Tuttavia, da allora non ha più aggiornato queste cifre come richiesto dalle attuali normative europee. Recentemente, Telegram ha comunicato che il numero di MAU è significativamente inferiore ai 45 milioni, ma non ha fornito dati più specifici. Questa mancanza di trasparenza viene già considerata una violazione del DSA. Per determinare l’effettivo numero di utenti, il Joint Research Centre dell’Unione Europea sta attualmente conducendo un’indagine tecnica. Alcuni esperti ipotizzano che Telegram abbia già superato la soglia dei 45 milioni di utenti, rendendola soggetta a regolamentazioni più severe.
Thomas Regnier, portavoce della Commissione Europea, ha dichiarato: “Abbiamo strumenti e metodi per verificare la precisione dei dati forniti dalle piattaforme. Se scopriamo che Telegram non ha fornito dati accurati, potremmo considerarla unilateralmente come una piattaforma online di dimensioni molto grandi sulla base delle nostre conclusioni”.
Nel frattempo, Pavel Durov, il fondatore di Telegram, è attualmente in libertà condizionale in Francia e ha il divieto di lasciare il Paese. La situazione di Telegram e la verifica della sua conformità al DSA stanno attirando l’attenzione non solo dei regolatori europei ma anche dell’opinione pubblica, che segue da vicino le implicazioni di questo intricato caso.