Il divieto di vendita delle auto endotermiche previsto per il 2035 dall’Unione Europea continua a suscitare vivaci discussioni, coinvolgendo tanto le case automobilistiche quanto il panorama politico. Questo dibattito è emerso con particolare intensità negli ultimi mesi, con diverse forze politiche che hanno criticato la misura, chiedendo invece un approccio basato sulla neutralità tecnologica.
La transizione forzata verso l’elettrico e l’opposizione della Lega
Con la ripresa delle attività parlamentari dopo la pausa estiva, la Lega, il partito guidato da Matteo Salvini, ha ripreso la sua opposizione al divieto delle auto a benzina e diesel. In una dichiarazione ufficiale, il partito ha espresso la propria intenzione di chiedere la revoca del bando, sostenendo che la decisione di fermare la produzione di motori endotermici sta già provocando gravi danni all’economia europea senza garantire miglioramenti significativi dal punto di vista ambientale. La Lega ha annunciato che presenterà un documento per impegnare Parlamento e Governo italiano, e avvierà un’analoga iniziativa a livello europeo presso la Commissione UE.
Le preoccupazioni della Lega si inseriscono in un contesto di mercato difficile per le auto elettriche. Nonostante le aspettative, il settore delle vetture a batteria non sta crescendo come previsto, e i dati recenti dall’industria automobilistica, come quelli provenienti dalla Germania e da altri paesi, riflettono una situazione di incertezze e difficoltà. Questo scenario ha alimentato ulteriori richieste di rivedere la scadenza del 2035. Ursula von der Leyen, dopo la sua rielezione, ha confermato la data ma ha anche sottolineato che per raggiungere la neutralità climatica sarà necessario un approccio tecnologicamente neutrale, in cui i carburanti sintetici (e-fuel) potrebbero avere un ruolo significativo. Una modifica mirata del regolamento, prevista entro il 2026, potrebbe facilitare questo processo.
Nonostante queste possibilità di flessibilità, la posizione della Lega sembra orientata verso l’abolizione completa del divieto. Il dibattito sull’argomento rimane acceso e complesso, coinvolgendo sia le istituzioni politiche che le varie parti interessate del settore automobilistico. La questione continua a essere oggetto di attenzione e discussione a livello nazionale e europeo.