googleDopo sette anni, la battaglia legale tra Google e l’UE, riguardo il servizio di acquisti “Shopping” è arrivata alla sua conclusione. Il sistema è integrato nel motore di ricerca dell’azienda di Mountain View ed è stato protagonista di un lungo procedimento che ha concluso in ultimo grado che Google ha fatto concorrenza sleale. La sentenza, inoltre, è stata accompagnata dalla conferma della multa di 2,42 miliardi di euro. Al momento, nessuna delle parti coinvolte hanno rilasciato dichiarazioni sull’accaduto.

Confermate le accuse di concorrenza sleale contro Google Shopping

L’azienda di Mountain View aveva già perso la causa in appello nel 2021. In risposta a tale risultato, Google ha deciso di continuare la battaglia legale rivolgendosi alla Corte Suprema. Ma tale scelta non ha portato ad alcun cambiamento. La sentenza è stata confermata ancora una volta, lasciando all’azienda nessun’altra possibilità.

Il caso dell’Unione Europea si basa sul concetto di “self preferencing”. Secondo tale principio, un’azienda sfrutta la propria posizione dominante in un determinato settore per poter crescere in un altro. In questo discorso specifico, Google intendeva usare il proprio motore di ricerca in relazione alla comparazione prezzi/affiliazioni. Ciò è quello che ha dato inizio all’intero procedimento che tra prime sentenze e richiami è durato ben sette anni.

Non si tratta di una pratica illegale, ma se viene sfruttata in modo particolarmente invasivo può finire per contrastare la concorrenza. Ciò è quanto, secondo l’Unione Europea, è accaduto con Google. Secondo quanto riportato sembra che l’azienda di Mountain View abbia abusato della propria posizione, motivo per cui è stata sanzionata.

Dopo sette anni, sembra che ora la situazione sia giunta al termine. Come anticipato, Google ora dovrà pagare una multa pari a 2,42 miliardi di euro. Il provvedimento metterà fine alla questione. Anche se è importante considerare che il tema della concorrenza sleale è sempre parte di un dibattito acceso per il settore tecnologico.

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