Riguardo tale situazione così complessa è intervenuta l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (EFSA). Quest’ultima ha revisionato le linee guida per il riciclo del PET post-consumo. Scopriamo cosa cambia con le nuove direttive.
Si tratta di nuovi parametri che intervengono per garantire dei processi che possano produrre materiali sicuri, che possono entrare in contatto con gli alimenti senza alcun pericolo per la salute. Nel dettaglio, il processo riguarda la valutazione dell’integrità della procedura meccanica di riciclo del PET destinato ad entrare in contatto con gli alimenti.
L’EFSA ha condotto uno studio, su valutazione scientifica, in grado di valutare la capacità di contaminazione
dei processi di riciclaggio. Nello specifico, il punto di partenza riguarda la purezza del flusso in entrata. Il PET post- consumo per poter essere utilizzato in sicurezza deve provenire per il 99% (almeno) da contenitori per alimenti che sono stati utilizzati per lo stesso scopo.Ovviamente, è importante che il processo di riciclo dimostri la riduzione di tutte le possibili contaminazioni che devono risultare inferiori al 0,1 µg/kg.
I nuovi modelli utilizzati assicurano una qualità tale da mantenere minima la soglia tossicologica per la genotossicità. Infatti, se si riscontrano valori inferiori a quelli riportati dallo studio, il rischio per la salute degli utenti può essere considerato trascurabile. L’integrità dei materiali derivati dal riciclo può essere garantita se i prodotti finali ottenuti dal PET riciclati rispettano il limite di migrazione specifica (SML). Quest’ultimo non deve superare i 10µg/kg di alimento. Si tratta di un intervento importante che punta alla salvaguardia della salute degli individui, così come quella dell’intero pianeta.