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Aria condizionata: aumentano disuguaglianze sociali e CO2

L’aria condizionata rappresenta senza dubbio l’unica soluzione per far fronte al caldo record degli ultimi anni. Ma tutti possono davvero permettersi questo “lusso”?. Un recente studio del CMCC effettuato con l’Università Ca’ Foscari di Venezia nell’ultimo biennio, mostra come l’aria condizionata residenziale rappresenti la soluzione scelta dal 27% della popolazione.

In base agli scenari, però, le percentuali sono destinate a salire tra il 33 e il 48%. Come conseguenza diretta dell’uso dell’aria condizionata vi è, però, l’aumento delle emissioni di CO2 dalle attuali 590 milioni di tonnellate a 1.365 MtCO2eq.

Aria condizionata: aumento dell’uso e emissioni di CO2

Le proiezioni parlano chiaro: entro il 2050 una percentuale pari ad almeno l’80% del 10% delle famiglie più ricche del mondo avrà l’aria condizionata. Rispetto ad un 2%/23% del 10% delle famiglie più povere.

Come dichiara lo stesso Giacomo Falchetta, ricercatore del CMCC, la valutazione dell’uso dell’aria condizionata e le disuguaglianze è importante per poter pianificare apposite strategie che puntano alla riduzione delle emissioni.

“L’impatto dell’aria condizionata sulle bollette è notevole e tende a rafforzare le disuguaglianze tra chi può permettersi di usarla e mantenerla e chi no. Con il mio team di ricerca ho studiato otto Paesi sviluppati con climi diversi: Australia, Canada, Francia, Giappone, Paesi Bassi, Spagna, Svezia e Svizzera. I nostri studi hanno rivelato che i nuclei familiari che possiedono l’aria condizionata spendono ogni anno tra il 35% e il 42% in più per l’elettricità rispetto a quelli che non la utilizzano.

Su questi dati abbiamo calcolato che, entro il 2050, 60 milioni di europei e 640 milioni di indiani saranno esposti alle ondate di calore e non avranno accesso all’aria condizionata. In Brasile, India e Indonesia, tra il 20% e il 30% delle famiglie non sarà in grado di soddisfare le proprie esigenze di raffreddamento nel 2050, e si troverà quindi in una situazione di stress termico”, queste le parole di Enrica De Cian, professoressa di Economia all’Università Ca’ Foscari Venezia.

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Pubblicato da
Valentina Acri