In base agli scenari, però, le percentuali sono destinate a salire tra il 33 e il 48%. Come conseguenza diretta dell’uso dell’aria condizionata vi è, però, l’aumento delle emissioni di CO2 dalle attuali 590 milioni di tonnellate a 1.365 MtCO2eq.
Le proiezioni parlano chiaro: entro il 2050 una percentuale pari ad almeno l’80% del 10% delle famiglie più ricche del mondo avrà l’aria condizionata. Rispetto ad un 2%/23% del 10% delle famiglie più povere.
Come dichiara lo stesso Giacomo Falchetta, ricercatore del CMCC, la valutazione dell’uso dell’aria condizionata e le disuguaglianze è importante per poter pianificare apposite strategie che puntano alla riduzione delle emissioni.
“L’impatto dell’aria condizionata sulle bollette è notevole e tende a rafforzare le disuguaglianze tra chi può permettersi di usarla e mantenerla e chi no. Con il mio team di ricerca ho studiato otto Paesi sviluppati con climi diversi: Australia, Canada, Francia, Giappone, Paesi Bassi, Spagna, Svezia e Svizzera. I nostri studi hanno rivelato che i nuclei familiari che possiedono l’aria condizionata spendono ogni anno tra il 35% e il 42% in più per l’elettricità rispetto a quelli che non la utilizzano.
Su questi dati abbiamo calcolato che, entro il 2050, 60 milioni di europei e 640 milioni di indiani saranno esposti alle ondate di calore e non avranno accesso all’aria condizionata. In Brasile, India e Indonesia, tra il 20% e il 30% delle famiglie non sarà in grado di soddisfare le proprie esigenze di raffreddamento nel 2050, e si troverà quindi in una situazione di stress termico”, queste le parole di Enrica De Cian, professoressa di Economia all’Università Ca’ Foscari Venezia.