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Jony Ive e OpenAI: collab per una svolta nella tecnologia?

Jony Ive, ex capo del design Apple, ha confermato di essere impegnato su un dispositivo innovativo insieme a OpenAI. Questa collaborazione cerca di ridefinire completamente il rapporto che vi è tra esseri umani e tecnologia. Come? sfruttando le avanzate capacità dell’intelligenza artificiale generativa. L’annuncio, dato in un’intervista al New York Times, ha subito suscitato grande curiosità e non solo tra gli appassionati data la portata della collab.

Secondo le prime informazioni, questo dispositivo misterioso dovrebbe essere molto più di un semplice smartphone. L’idea è di creare un’esperienza più naturale e meno invasiva rispetto all’attuale tecnologia mobile. Il progetto è ancora in fase di sviluppo. Marc Newson, collaboratore di Ive, ha dichiarato che il tipo di prodotto e la data di lancio restano tutt’ora incerti. Ma quale sarà il prezzo di questo fantomatico device? Non si sa. Ive, tramite la sua società LoveFrom, guida il design. Il progetto, secondo il Times, al momento potrebbe attrarre fino a un miliardo di dollari

in finanziamenti entro la fine dell’anno. Oltre a Ive stesso, ha già investito Emerson Collective, la società di Laurene Powell Jobs.

Creatività e rinascita della tecnologia

Il team al lavoro è piccolo ma altamente qualificato, con solo dieci dipendenti, tra cui Tang Tan ed Evans Hankey, ex collaboratori di Ive ai tempi dell’iPhone. La squadra opera in un edificio di 32.000 metri quadrati a San Francisco. Questo è stato acquistato per tale tecnologia da Ive per 90 milioni di dollari. Ive ha espresso infatti il desiderio che questo spazio diventi un polo creativo per designer, artisti e imprenditori.

La scelta di Jackson Square come sede non è casuale. Ive sta investendo in modo significativo nella rinascita della zona. Tra i suoi progetti, la ristrutturazione del Little Fox Theater, acquistato per 60 milioni di dollari. Nonostante i pochi dettagli sulla tecnologia, si parla già di un dispositivo che potrebbe superare il design addirittura dell’iPhone. Ma sarà davvero il futuro del computing?

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Pubblicato da
Rossella Vitale