L’Unione Europea e la Cina stanno tentando di risolvere la loro disputa sui veicoli elettrici cinesi, e le cose sembrano muoversi, anche se lentamente. Giovedì scorso, a Bruxelles, il commissario europeo per il commercio, Valdis Dombrovskis, e il ministro del commercio cinese, Wang Wentao, si sono incontrati e hanno concordato di intensificare i colloqui per trovare una “soluzione compatibile con le regole del WTO”. È evidente che entrambi i lati desiderano evitare un ulteriore inasprimento della situazione, ma le tensioni rimangono alte.
La guerra economica tra Cina ed Unione Europea
A far scattare la controversia è stata l’accusa della Commissione Europea secondo cui Pechino starebbe sovvenzionando la propria industria di veicoli elettrici, danneggiando così i produttori europei. In risposta, Bruxelles ha proposto dazi aggiuntivi che vanno dal 7,8% al 35,3% sulle importazioni di veicoli elettrici cinesi, oltre alla tariffa del 10% già in vigore. Se questa proposta dovesse essere approvata dai membri dell’Unione entro novembre, i dazi rimarrebbero in vigore per cinque anni.
Nonostante la Cina definisca pubblicamente l’indagine dell’UE come un “atto di nudo protezionismo”, a porte chiuse sta cercando attivamente una via negoziale per risolvere la questione. In un tentativo di mostrare la sua determinazione, Pechino ha già avviato controlli sulle esportazioni di prodotti europei come carne suina, brandy e latticini. È chiaro che la partita si gioca su più fronti, e la tensione si sta intensificando.
Durante l’incontro di giovedì, ci sono stati alcuni segnali positivi, con entrambe le parti pronte a riconsiderare l’idea di “price undertakings“, un meccanismo che permette alle aziende di aumentare i prezzi di esportazione per evitare l’imposizione di dazi anti-sovvenzioni. Questo potrebbe rappresentare un passo avanti significativo, ma le trattative sono ancora in una fase delicata.
Inoltre, la Cina ha intensificato le sue attività di lobbying all’interno dell’Unione Europea, cercando di convincere i vari Stati membri a opporsi ai dazi. L’Ungheria è un sostenitore fermo di Pechino, mentre la Germania, sotto pressione dal suo settore automobilistico, sembra esitante a sostenere l’aumento dei dazi. La Spagna, inizialmente favorevole, ha recentemente chiesto una rivalutazione della proposta, sorprendendo molti a Bruxelles. Questo scenario complesso dimostra quanto sia intricata la rete di relazioni commerciali tra Europa e Cina e quanto sia difficile trovare un accordo che soddisfi entrambe le parti.