OpenAI, leader globale nel settore dell’intelligenza artificiale, è in procinto di attuare una significativa ristrutturazione aziendale. Fonti anonime riportate da Reuters e Bloomberg rivelano che l’azienda sta considerando di cedere il 7% delle sue azioni al CEO Sam Altman, un cambiamento che potrebbe segnare il passaggio a una struttura a scopo di lucro. La fondazione non-profit OpenAI continuerà a esistere e manterrà una quota di minoranza nella nuova entità, la quale potrebbe modificare profondamente le modalità di governance e gestione dei rischi legati all’intelligenza artificiale.
In concomitanza con questa transizione, OpenAI sta negoziando un nuovo round di finanziamenti, con una valutazione che potrebbe superare i 150 miliardi di dollari, rendendo la società una delle startup tecnologiche più preziose al mondo. Si prevede che l’azienda venga ristrutturata come una “benefit corporation“, similmente alla concorrente Anthropic, rendendola più attrattiva per gli investitori. Un portavoce di OpenAI ha confermato l’importanza della fondazione non-profit per la missione dell’azienda, affermando che continuerà a svolgere un ruolo fondamentale.
Questa evoluzione ha sollevato preoccupazioni tra coloro che temono che l’accento sulla commercializzazione possa compromettere la sicurezza e l’impatto sociale della tecnologia. Altman, tornato al comando dopo un breve allontanamento, ha già evidenziato la necessità di migliorare la governance dell’azienda, un passo che ora sembra concretizzarsi.
Un aspetto significativo della ristrutturazione è la possibile cessione di azioni ad Altman, che finora non aveva mai posseduto quote dell’azienda, per mantenere il focus sull’interesse pubblico piuttosto che su quelli personali. La notizia che Altman possa acquisire il 7% della società segna un nuovo corso, consentendo al CEO di avere un interesse finanziario diretto nel successo dell’azienda.
Parallelamente, OpenAI sta vivendo un periodo di instabilità ai vertici, con la recente uscita della CTO Mira Murati, che ha ringraziato il team per il lavoro svolto. Anche altre figure chiave come Greg Brockman e Ilya Sutskever stanno lasciando l’azienda, accentuando un clima di incertezza. Fondato nel 2015 come ente non-profit, OpenAI ha affrontato sfide significative, inclusi conflitti interni e critiche da parte di co-fondatori come Elon Musk. La sua evoluzione continua a suscitare interesse e preoccupazioni nel panorama tecnologico globale.