L'Unione Europea cambia le sue abitudini energetiche, puntando verso un futuro lontano dalle forniture russe e più sostenibile.

Negli ultimi anni, il mercato energetico dell’Unione Europea ha subito cambiamenti significativi, ridisegnando equilibri che sembravano solidi e indiscutibili. Eventi globali come la pandemia di Covid-19 e l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia hanno avuto un impatto profondo, accelerando l’adozione delle fonti energetiche rinnovabili (FER) e aumentando la consapevolezza collettiva riguardo alla crisi climatica. Questo contesto ha spinto l’Unione a riconsiderare le sue abitudini energetiche e a investire in un futuro più sostenibile.

 

Le nuove abitudini energetiche dell’Unione Europea

Tradizionalmente, l’Unione Europea ha fatto affidamento su combustibili fossili provenienti da paesi esterni, creando una dipendenza che si è rivelata insostenibile. Secondo Eurostat, nel 2022 il 37% dell’energia consumata era prodotta internamente, mentre il restante 63% era importato. Negli ultimi due anni, però, si è registrata una notevole diminuzione delle importazioni, in particolare dei combustibili fossili. Nel primo trimestre del 2024, l’UE ha importato prodotti energetici per un valore di 95,5 miliardi di euro, segnando un calo del 26,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Le importazioni di gas metano hanno subito un crollo impressionante, con un decremento del 56,8% in valore e dell’11,7% in volume. Anche il gas naturale liquefatto (GNL) ha visto una contrazione significativa, segnalando una transizione verso una maggiore sostenibilità.

Questo andamento riflette l’impegno concreto dell’Unione verso la neutralità climatica, un obiettivo diventato prioritario. Con la diminuzione del fabbisogno di gas naturale, grazie all’adozione di tecnologie innovative come le pompe di calore, il petrolio rimane un attore cruciale, specialmente nel settore dei trasporti. Qui, le importazioni di oli petroliferi si sono mantenute stabili, complici le resistenze di alcuni Stati membri contro il divieto di vendita di auto a combustione interna previsto per il 2035.

In questo nuovo scenario, l’Unione Europea ha diversificato le sue fonti di approvvigionamento, con Stati Uniti, Norvegia e Kazakistan che ora figurano tra i principali fornitori di gas naturale e petrolio, segnando un netto allontanamento dalle forniture russe. Questo cambiamento rappresenta una tappa fondamentale nella ricerca di una maggiore indipendenza energetica e sostenibilità.

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