Le digital humanities sono un campo di studi complesso e interdisciplinare, costituito da infinite sfaccettature che rendono spesso ostico comprendere davvero il suo scopo. La sua utilità, però, è giornalmente testimoniata da notizie come quella recentemente condivisa in rete da un gruppo di archeologi dell’Università dello Yamagata.
Grazie ad alcune tecniche di machine learning, alcuni studiosi dell’Università di Yamagata, hanno individuato oltre 300 geoglifi in una zona del Perù, nei pressi della quale si trovano le note Linee di Nazca. Allenando delle rete neurali convolutive, utilizzate per la classificazione di immagini e il riconoscimento degli oggetti, gli studiosi hanno potuto procedere con l’analisi di un gran numero di immagini in soli 6 mesi.
Il modello addestrato su immagini generali è stato nuovamente addestrato (fine-tuning) al fine di renderlo in grado di eseguire compiti ben precisi, come il riconoscimento dei geoglifi che, in questo caso, è avvenuto tramite segmentazione delle immagini e riconoscimento di pattern.
La ricerca ha consentito agli studiosi di ottenere maggiori informazioni riguardanti la civiltà produttrice di tali immagini, le quali rappresentato soprattutto animali, umanoidi e scene di vita di quotidiana; si esclude, così, il riferimento a divinità o significati di tipo religioso.
Scoperte come questa consentono di apprendere quanto sia rilevante e fondamentale la collaborazione tra informatica e discipline umanistiche al fine di compiere ricerche sempre più precise e in tempi quanto più brevi. L’impiego dell’intelligenza artificiale non sostituisce così la supervisione umana, necessaria al fine di attuare una valutazione critica delle circostanze, ma offre un contributo innegabilmente utile.