Pirateria streaming: c'è il carcere per chi non denuncia, la nuova legge

Al giorno d’oggi sono ancora tante le lotte che le varie aziende che producono contenuti e il governo intraprendono contro la pirateria e lo streaming illegale. Sono stati approvati recentemente due nuovi emendamenti al decreto legge Omnibus, rispettivamente dalle Commissioni Bilancio e Finanze che in Senato si sono riunite appositamente.

L’obiettivo è quello di battere la pirateria online in ogni modo, ostacolandola con tutti i mezzi a disposizione. Ci sono dunque nelle nuove leggi che renderanno tutto ancora più restrittivo, con obblighi più duri e pene molto più severe.

Pirateria e streaming illegale: è guerra, ecco cosa succede adesso

L’introduzione del nuovo emendamento 6.0.35, ci sono diverse modifiche importanti. Cioè, infatti, l’obbligo di bloccare ogni trasmissione illegale entro 30 minuti dalla segnalazione riguardante la violazione. La responsabilità è estesa anche a tutti i fornitori di servizi VPN e a coloro che rendono i DNS pubblicamente disponibili in ogni parte essi vengano localizzati. Periodicamente poi potranno essere riabilitati anche gli indirizzi IP bloccati in precedenza.

Emendamento successivo invece, estende l’obbligo di segnalazione di qualsiasi condotta illecita che sia legata allo streaming e alla pirateria.

I fornitori di servizi di accesso a internet, i gestori di motori di ricerca e i fornitori di servizi digitali, compresi quelli che offrono VPN (reti private virtuali) o altre soluzioni tecniche che impediscono l’identificazione dell’indirizzo IP originale, gli operatori di reti di distribuzione dei contenuti (CDN), i fornitori di servizi di sicurezza online e DNS distribuiti, che si posizionano tra i visitatori e i siti web, e gli hosting provider che fungono da reverse proxy per i siti“.

Nel caso in cui dovesse esserci una mancata segnalazione, si procederà a definirla come una vera e propria omissione di comunicazione e segnalazione appunto. In questo caso, ci sono pene severe, come la reclusione fino a un anno. Stavolta dunque conviene non sbagliare.

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