Secondo quanto riportato dall’agenzia Reuters, almeno cinque Paesi africani starebbero lavorando a uno scambio congiunto “debito-per-natura” con l’obiettivo di raccogliere almeno due miliardi di dollari, destinati alla protezione di una fascia corallina sull’Oceano Indiano. Gli accordi debito-per-natura sono sempre più popolari tra le nazioni povere, permettendo di convertire parte del debito estero in fondi per la tutela ambientale. Paesi come Ecuador, Barbados, Belize, Gabon e Seychelles hanno già attuato questo tipo di accordi, ma l’iniziativa africana citata da Reuters sarebbe la prima a coinvolgere più nazioni unite da un ecosistema condiviso.
Il debito dei Paesi africani e la tutela dell’Oceano
Thomas Sberna, responsabile regionale per la resilienza costiera presso l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), non ha ancora rivelato i nomi dei Paesi africani coinvolti, ma si ipotizza che includano nazioni come Kenya, Madagascar, Mozambico e Seychelles, che sostengono il piano di conservazione “Great Blue Wall“. Annunciato nel 2021 e sostenuto da Stati Uniti e Gran Bretagna, il progetto punta a proteggere e ripristinare due milioni di ettari di ecosistemi oceanici entro il 2030, beneficiando circa 70 milioni di persone nelle aree costiere.
Sberna ha dichiarato che, per avere un impatto significativo nei prossimi cinque anni, è essenziale adottare un approccio collettivo, superando le difficoltà storiche legate agli accordi sui diritti di pesca e alle responsabilità finanziarie per le misure ambientali. Questo progetto rappresenta un’opportunità concreta per ottenere finanziamenti in vista del prossimo ciclo di colloqui globali sulla biodiversità, che si terrà in Colombia a ottobre.
I Paesi africani interessati dalla crisi ambientale e fortemente indebitati vedono negli scambi debito-per-natura un’opportunità per promuovere la propria resilienza. L’IUCN sta valutando la creazione di un fondo specialistico da due miliardi di dollari, composto da finanziamenti agevolati e denaro proveniente dallo scambio di obbligazioni, con l’obiettivo di ridurre i tassi d’interesse sui nuovi titoli “blu“. Anche aziende locali del settore ittico e turistico potrebbero partecipare a questi scambi per sostenere la protezione dell’oceano.