I chip beamformer puntano direttamente i segnali verso gli apparati che si occupano di ricezione. In questo modo non si disperdono, come invece avviene con le antenne tradizionali. Con tale meccanismo, la rete 6G migliora l’efficienza dimezzando le interferenze. Il chip è stato creato da un team di ricercatori guidati da Ranjan Singh dell’Università di Notre Dame. Il suo obiettivo è di gestire un segnale terahertz da sorgenti singole. Per farlo il chip viene suddiviso in 54 segnali minori che attraversano 184 canali microscopici e 134
curve strette.Con le frequenze terahertz è possibile trasferire grandi quantità di dati con minore interferenza. Ciò orienta con una maggiore precisione i segnali verso i dispositivi di ricezione. È proprio questa struttura che permette il raggiungimento di 72 Gigabit per la rete 6G che in questo modo supera di gran lunga la precedente 5G.
L’utilizzo dei chip di beamforming Terahertz, considerando quanto messo in evidenza, potrebbe trasformare l’intero settore delle comunicazioni e non solo. Per quanto riguarda l’intrattenimento, ad esempio, potrebbe essere possibile scaricare film in 4K in pochi secondi. Gli utenti, inoltre, collegandosi alla rete 6G con i nuovi chip, potranno sperimentare la realtà virtuale e aumentata e senza ritardi o intoppi.
Lo scenario verrà arricchito ulteriormente con le comunicazioni olografiche che potrebbero in questo modo diventare una realtà quotidiana. E non è tutto. Anche i settori relativi alla gestione del traffico, e alle procedure mediche a distanza potranno beneficiare di tali tecnologie avanzate.