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Con l’AI è possibile parlare con la propria versione futura

È stata sviluppata una nuova tecnologia, denominata “Future You”, che ha sorpreso l’intero settore. A sviluppare il sistema è stato il MIT Media Lab. Lo scopo di quest’ultimo è quello di permettere agli utenti, grazie all’uso dell’intelligenza artificiale (AI) di comunicare con loro stessi, nel futuro. Nello specifico con le loro versioni di 60 anni. Ma perché realizzare un sistema simile? Secondo quanto dichiarato il progetto intende ridurre l’ansia degli utenti riguardo l’invecchiamento. Ma come funziona nel dettaglio tale nuovo sistema?

Nuovo strumento AI in grado di farci parlare con le nostre versioni del futuro

Per realizzare il progetto è stata utilizzata una versione di GPT 3.5. Sarà l’AI di OpenAI a realizzare un avatar invecchiato degli utenti. Inoltre, sarà anche in grado di simulare una conversazione. Per poter funzionare il sistema ha bisogno di alcune informazioni relative alla personalità degli utenti, i loro interessi e altri dettagli utili. Le domande vengono poste agli utenti coinvolti con un questionario

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Inoltre, gli utenti devono fornire all’AI una propria foto. Quest’ultima verrà elaborata e modificata così che il soggetto possa sembrare invecchiato di almeno 30 anni. Dopo questi primi passaggi, l’AI inizierà a generare storie inventate e finti ricordi futuri. In questo modo verrà delineato un possibile scenario che l’avatar potrà usare per rispondere alle domande degli utenti.

È importante sottolineare che tale sistema non rivela il futuro. Piuttosto si limita ad esplorare una serie di scenari possibili. Lo studio si basa su 344 partecipanti. L’età di quest’ultimi va dai 18 ai 30. I risultati ottenuti sono davvero interessanti. La maggioranza degli intervistati ha dichiarato che dopo aver parlato con il proprio avatar AI si è verificato un calo dell’ansia legata all’invecchiamento.

I risultati risultano essere incoraggianti. Eppure, il sistema presenta anche dei limiti. Nello specifico, sembra che le risposte fornite dall’AI a volte sembrano essere poco realistiche o troppo generiche.

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Pubblicato da
Margareth Galletta