Google ha avviato una modifica piuttosto importante su Chrome, destinata a limitare fortemente l’uso degli ad blocker. A breve, il supporto per le estensioni basate su Manifest V2 verrà infatti completamente disattivato. Tanto da rendere obsolete molte delle estensioni più popolari, tra cui uBlock Origin. Al momento, la nuova impostazione è in fase di test nella versione “Canary” del browser. In cui la possibilità di riabilitare le estensioni non supportate risulta disattivata. Cosa che costringe gli utenti a rimuoverle o a cercare alternative conformi a Manifest V3.
La decisione di Google e le possibili migrazioni verso Firefox e altri browser
Secondo alcune informazioni trapelate online, Google aveva annunciato già sei anni fa il passaggio a Manifest V3. Il quale era stato presentato come una piattaforma più sicura e affidabile. Molti utenti ritengono però che l’aggiornamento rappresenti un limite alla libertà di utilizzo del browser. Infatti, su Firefox, che ha adottato ManifestV3 lo scorso anno, il cambiamento ha già compromesso alcune funzioni degli adblocker, che ora non possono più aggiornare automaticamente le proprie liste di filtri senza un controllo preventivo di Google. Questa novità preoccupa molte persone, che temono una riduzione dell’efficacia degli strumenti di blocco della pubblicità.
Con la rimozione del supporto a ManifestV2, Google ha avviato un percorso che limita l’uso degli ad blocker su Chrome. Molto simile a quello già adottato su YouTube contro l’ eliminazione pubblicitaria. Di fronte a questo, alcuni utenti stanno considerando di passare a browser alternativi. Come Firefox, che ha confermato il proprio impegno a supportare Manifest V2.
La scelta di Google potrebbe concretizzarsi nel rilascio stabile di Chrome in tempi brevi. Ciò potrebbe far perdere un vasto pubblico che cerca maggiore controllo e libertà nella gestione della pubblicità. Le conseguenze della mossa però sono ancora da valutare. Anche se, come detto, è possibile che il cambiamento spinga i più attenti alla privacy a considerare alternative a Chrome. Il tutto con un impatto non indifferente sulle quote di mercato del gigante di Mountain View.