Enrico Fermi si chiese come mai non fossimo ancora stati contattati da civiltà tecnologicamente evolute, e forse ora abbiamo una risposta.

Un nuovo studio, condotto da un gruppo di astrofisici, ha portato alla luce un possibile destino poco rassicurante per le civiltà extraterrestri, sia passate che presenti. I ricercatori sostengono che per civiltà simili o appena più avanzate della nostra ci sarebbero meno di 1.000 anni prima che un pianeta diventi troppo caldo per sostenere la vita. E questo potrebbe succedere anche se usassero solo energie rinnovabili. Lo studio, pubblicato nel database arXiv e in attesa di revisione paritaria, si basa su un modello che simula come nascono e crollano le civiltà, prendendo in considerazione vari fattori.

 

Il progresso delle civiltà e il paradosso di Fermi

Gli scienziati hanno scoperto che, se una civiltà cresce esponenzialmente nel suo progresso tecnologico e nel consumo energetico, ci vorrà meno di un millennio perché il pianeta diventi inabitabile a causa del surriscaldamento. Quello che rende la situazione ancora più inquietante è che questo accadrebbe anche se si utilizzassero soltanto fonti di energia rinnovabili. Il motivo principale è legato alla seconda legge della termodinamica, che afferma che l’energia, inevitabilmente, si disperde sotto forma di calore in qualsiasi sistema energetico. Quindi, anche con le migliori intenzioni, il calore residuo potrebbe trasformare il pianeta in una sorta di fornace.

Manasvi Lingam, astrofisico alla Florida Tech e coautore dello studio, ha usato una metafora interessante per spiegare il fenomeno: è come una vasca da bagno con una piccola perdita. Se il livello dell’acqua è basso, la perdita non è un problema. Ma man mano che l’acqua sale, anche una piccola perdita può causare un’inondazione. Questo paragone rende bene l’idea di come il progresso e l’aumento dell’uso energetico possano diventare insostenibili nel lungo termine. Nel 2023, per esempio, l’umanità ha consumato circa 180.000 terawattora (TWh) di energia, una quantità equivalente a quella che il Sole invia alla Terra in ogni istante.

Lo studio non solo getta un’ombra sul nostro futuro, ma potrebbe anche rispondere al famoso “paradosso di Fermi“, ossia la domanda sul perché, nonostante l’alta probabilità di vita nell’universo, non abbiamo mai trovato prove di civiltà extraterrestri. Se le civiltà aliene tendono ad autodistruggersi a causa dei cambiamenti climatici o dell’eccessivo consumo energetico in tempi relativamente brevi, questo spiegherebbe perché non abbiamo avuto contatti con nessuna di esse. La questione che rimane aperta è cosa possiamo fare noi per evitare lo stesso destino. Lo studio ci spinge a riflettere su quanto la crescita tecnologica possa essere sostenibile e su come possiamo regolare il nostro consumo di energia, magari riducendo l’impatto a lungo termine per garantire la sopravvivenza della nostra civiltà.

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