L’erosione delle coste, l’inquinamento delle acque e il riscaldamento globale sono segnali sempre più evidenti del cambiamento climatico che stiamo affrontando. Uno degli aspetti più allarmanti è il prosciugamento dei fiumi, che nel 2023 ha raggiunto un ritmo preoccupante, il più elevato degli ultimi trent’anni, secondo il rapporto dell’Organizzazione meteorologica mondiale (OMM) sulle risorse idriche globali.
Negli ultimi cinque anni, i livelli dei fiumi sono stati costantemente sotto la media, con conseguenze dirette sui bacini idrici. Il riscaldamento globale ha alimentato eventi meteorologici estremi, come inondazioni e siccità. Per rendere l’idea, il 2023 è stato ufficialmente l’anno più caldo mai registrato, e il passaggio da La Niña a El Niño ha reso la situazione ancora più instabile. Oltre la metà dei bacini idrografici ha riportato anomalie, la maggior parte delle quali indicate come deficit. Le siccità hanno colpito in modo particolare regioni come il Nord e il Centro America, l’Asia e l’Oceania, infliggendo danni ai grandi fiumi come il Gange, il Brahmaputra e il Mekong.
Ma non si tratta solo di siccità. Le inondazioni hanno interessato soprattutto la costa orientale dell’Africa, l’Isola del Nord della Nuova Zelanda e le Filippine. Anche in Europa ci sono state anomalie, con Regno Unito, Irlanda, Finlandia e Svezia che, nonostante temperature record, hanno visto una portata fluviale superiore alla norma. Queste condizioni estreme mettono a serio rischio l’approvvigionamento idrico: attualmente, 3,6 miliardi di persone non hanno accesso a una fonte d’acqua adeguata per almeno un mese all’anno, un numero destinato a salire oltre i 5 miliardi entro il 2050.
Nel 2023, i ghiacciai hanno subito una perdita drammatica, con oltre 600 gigatonnellate d’acqua scomparse, il valore più alto degli ultimi cinquant’anni. Le montagne dell’America settentrionale occidentale e le Alpi svizzere hanno visto una riduzione del volume del 10% negli ultimi due anni. L’OMM lancia un allarme: non possiamo gestire ciò che non misuriamo. Serve un’azione coordinata a livello internazionale per affrontare la crisi idrica, considerata uno dei limiti planetari superati. La perdita dei ghiacciai e il prosciugamento dei fiumi non sono solo segnali d’allerta, ma vere e proprie chiamate all’azione. La situazione è critica e il futuro di milioni di persone dipende dalla capacità di garantire risorse idriche sostenibili e di alta qualità, poiché il ritiro dei fiumi porta anche a un aumento dell’inquinamento.