Nell’era dei dati digitali, la sicurezza informatica è diventata una delle preoccupazioni principali per le aziende. Gli attacchi informatici sono in costante crescita, e l’avanzamento di tecnologie come l’intelligenza artificiale offre agli hacker strumenti sempre più potenti per aggirare le difese. Non c’è da sorprendersi, quindi, che il 94% delle aziende italiane, secondo il nuovo report di Capterra, l’Executive Cybersecurity Survey 2024, tema che l’intelligenza artificiale venga sfruttata per frodi legate all’identità biometrica. I deepfake, in particolare, sono diventati una minaccia reale: immagini o voci manipolate possono essere usate per ingannare i sistemi di sicurezza, come il riconoscimento facciale o vocale.
Il problema, però, non è solo l’esistenza di queste nuove minacce, ma il fatto che l’Italia non stia rispondendo in maniera adeguata. Anche se il 64% delle aziende ha aumentato gli investimenti in sicurezza informatica negli ultimi 18 mesi, il Paese è comunque agli ultimi posti nella classifica globale per investimenti in cybersecurity, posizionandosi penultimo, subito prima del Giappone. A fronte delle nuove sfide, questo dato suona come un campanello d’allarme: quanto basta per proteggersi dalle sempre più sofisticate tecniche di hacking?
Molte aziende stanno cercando di mettere in piedi delle difese efficaci, puntando soprattutto su soluzioni biometriche. Il riconoscimento delle impronte digitali, ad esempio, è una delle tecnologie di sicurezza più utilizzate, presente nel 75% delle aziende italiane, mentre il riconoscimento facciale e vocale sono meno diffusi ma comunque in crescita. Tuttavia, la paura dei deepfake persiste, e non senza motivo. Questi falsi così realistici potrebbero facilmente superare le barriere biometriche, se non si adottano misure adeguate.
Nonostante le difficoltà, c’è un segnale positivo: quasi tutte le aziende italiane, il 96%, hanno sviluppato un piano di risposta agli incidenti di sicurezza. Certo, non tutti questi piani sono formalizzati, ma la consapevolezza c’è. Molte aziende stanno anche investendo nella formazione del personale, con sessioni dedicate alla cybersecurity e simulazioni di attacchi informatici, con l’obiettivo di prepararsi al peggio.
Ma la sfida resta complessa. La sicurezza informatica non è solo una questione di tecnologia, ma anche di cultura aziendale. La formazione, l’aggiornamento continuo e l’adozione di nuove tecnologie devono diventare una priorità per garantire la protezione dei dati in un panorama digitale sempre più pericoloso e in evoluzione.