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WhatsApp: con questo messaggio potete perdere il conto

A quanto pare ora anche quando si usa WhatsApp serve prestare grande attenzione ai tentativi di truffa online, i truffatori infatti hanno iniziato ad utilizzare la nota piattaforma di messaggistica istantanea per colpire gli utenti indifesi tramite dei messaggi truffanti pensati per indurli a far trapelare i propri dati sensibili come i codici di accesso bancari o le password dei loro account.

WhatsApp effettivamente la piattaforma perfetta dal momento che quest’ultima consente di raggiungere un numero vasto di utenti senza troppi problemi e di contattarli in modo facile e veloce, tutto ciò è comodo ai truffatori dal momento che aumenta drasticamente le possibilità di successo delle loro truffe, dal momento che aumenta in termini pratici il numero di persone avvicinabili.

di conseguenza, imparare a riconoscere queste truffe fondamentale per non cascarci in pieno dunque dovete sapere le caratteristiche che hanno questi messaggi in arrivo anche agli utenti italiani, vediamo insieme un esempio.

 

Messaggi all’apparenza normali

Si tratta generalmente di messaggi che arrivano da utenti non presenti nella nostra lista contatti e con numeri decisamente poco comuni con prefissi altrettanto poco diffusi, grazie a ‎WhatsApp possiamo vedere anche la nazione di provenienza che in caso dell’esempio mostrato sopra è il Sudafrica, questi sono tutti elementi che già possono farci insospettire, nello specifico caso poi si tratta di richieste del vostro tempo e della vostra attenzione esattamente come potete leggere nell’esempio.

Se sono presenti tutti questi elementi sicuramente siete davanti ad un tentativo di truffa bello e buono e la cosa migliore da fare è quella di non rispondere, bloccare chi vi ha spedito il messaggio e segnalare tutto WhatsApp, in caso di risposta infatti ricevereste altri messaggi che vi porterebbero in modo molto velato a dichiarare i vostri dati sensibili al truffatore, siate cauti e abbiate occhio scettico in modo da riconoscere il pericolo.

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Pubblicato da
Eduardo Bleve