La fabbrica Audi di Bruxelles si trova a un bivio. Dopo mesi di trattative, nessuna delle 26 offerte presentate per rilevare lo stabilimento ha convinto la casa tedesca. Gerd Walker, direttore operativo di Audi, ha dichiarato recentemente che le proposte ricevute non sono all’altezza delle aspettative. Nemmeno la proposta della cinese Nio è stata considerata adeguata. E ora? Il rischio di chiusura si fa sempre più concreto. Ma cosa ne sarà dei quasi 3.000 lavoratori impiegati nello stabilimento?
A complicare la situazione, c’è il futuro della Audi Q8 e-tron, il SUV elettrico prodotto proprio a Bruxelles. Questo modello, primo SUV elettrico della casa dei Quattro Anelli, è destinato a uscire dai listini entro il prossimo anno, mettendo ancora più pressione su un impianto già in bilico. È inevitabile chiudere o esiste una soluzione alternativa? Audi sembra aver esaurito anche le ricerche interne per un riutilizzo dello stabilimento. Il futuro, insomma, appare sempre più incerto e sembra che proprio non ci sia alcun modo per rimediare a questa situazione gravosa.
Le difficoltà di Audi a Bruxelles fanno parte di un contesto più ampio. L’intero gruppo Volkswagen ha intrapreso una politica di risparmio che prevede tagli tra i 2 e i 3 miliardi di euro entro il 2024. Il problema è solo Bruxelles? La risposta sembra proprio essere no. Anche in Germania, per la prima volta nella sua lunga storia, il gruppo sta valutando la chiusura di alcuni stabilimenti. È una questione di costi produttivi sempre più alti e di un mercato in evoluzione. La domanda di veicoli elettrici cresce, ma non a ritmi tali da giustificare il mantenimento di tutti gli impianti esistenti. Bruxelles potrebbe essere solo la prima vittima di una razionalizzazione su scala globale. C’è ancora tempo per trovare una soluzione che eviti la chiusura? La sfida è aperta, ma le prospettive non sono incoraggianti. Purtroppo le previsioni sono perlopiù negative.