L’azienda sostiene che l’essere stata inserita nell’elenco è ingiusto. Ciò perché non ha alcun legame con il settore militare cinese. Inoltre, garantisce di agire in modo indipendente. DJI sottolinea che la decisione del Pentagono ha danneggiato la sua reputazione internazionale e limitato l’accesso ai mercati e agli investimenti statunitensi. Tale situazione, inoltre, avrebbe causato danni significativi alle attività. Specialmente sul mercato statunitense. Per questo motivo, l’azienda è alla ricerca di una soluzione legale
per ripristinare la propria immagine. In questo modo potrà tornare a competere liberamente nel mercato americano.Non è la prima volta che DJI si ritrova ad affrontare situazioni complicate con le autorità statunitensi. Nel 2020 l’azienda è stata inclusa nella “Entity List” del Dipartimento del Commercio. Recentemente, la Camera dei Rappresentanti ha approvato il “Countering CCP Drones Act“. Quest’ultimo vieterebbe le future vendite di droni DJI negli USA. Al momento, il Senato non ha ancora incluso tale misura nella versione definitiva del National Defense Authorization Act (NDAA). Quest’ultimo è atteso per il 2025.
Il risultato della causa legale potrebbe avere importanti conseguenze. Ciò sia per l’industria dei droni che per le relazioni economiche tra Stati Uniti e Cina. Se DJI riuscisse a rimuovere il proprio nome dalla lista, potrebbe riguadagnare la fiducia degli investitori. Inoltre, potrebbe rientrare pienamente nel mercato statunitense. Viceversa, se la designazione del Pentagono venisse confermata, arriverebbero restrizioni più severe.