L’industria auto europea sta affrontando una crisi senza precedenti. Secondo Clepa, l’associazione dei produttori di componentistica, in 4 anni sono stati persi oltre 86.000 posti di lavoro. Un dato che preoccupa. Al contrario, in una luce più positivistica, si sperava nella creazione di oltre 100.000 nuovi impieghi entro il prossimo anno. Ma cosa è andato storto? Perché numeri tanto negativi?
Le cause principali sembrano essere diverse. Ovviamente c’è il calo della domanda delle auto, poi da considerare anche l’aumento dei costi di produzione. Questi ultimi infatti che stanno minando la tenuta del settore auto. La Germania, leader nel settore, ha sofferto più di tutti gli altri Paesi. Ha registrato addirittura il 60% delle perdite totali, pari a circa 52.000 posti. Perché non si è riusciti a invertire questa tendenza?
Investimenti e competitività a rischio per il settore auto
Guardando avanti, le prospettive non migliorano. Nei primi sei mesi dell’anno, sono stati annunciati ulteriori 32.000 tagli di posti di lavoro. Un numero che supera persino i dati più critici registrati durante la pandemia. Questo evidenzia una difficoltà strutturale. Essa rischia di frenare anche la tanto attesa transizione verde e digitale. La redditività della filiera resta insufficiente per sostenere gli investimenti necessari alle auto ecosostenibili. Anche se vi sono timidi segnali di ripresa commerciale, i fornitori europei stanno perdendo terreno nel mercato globale.
Clepa avverte che solo il 20% dei posti di lavoro previsti nel settore dei auto elettriche è stato creato, con soli 29.000 nuovi impieghi legati a queste tecnologie. È davvero possibile mantenere la leadership globale con questi numeri? Il segretario generale di Clepa, Benjamin Krieger, richiama all’azione le istituzioni europee, sottolineando l’urgenza di una ricalibrazione normativa. Per evitare un’ulteriore erosione della competitività, occorre garantire apertura tecnologica e un accesso equo ai dati di bordo. Solo così, secondo Krieger, si potranno salvaguardare i posti di lavoro e accelerare la transizione. Riuscirà l’Europa a riprendere il controllo del settore? Previsioni non rosee si vedono ad ora nel futuro.