Unity

Unity Technologies, azienda americana, una delle più importanti nel campo dei videogiochi, ha da poco rilasciato la nuovissima versione del suo motore grafico 3D, la 6.0, che fino all’anno scorso era una delle scelte più apprezzate dagli sviluppatori di videogiochi e altre tipologie di esperienze interattive.

Azienda che sta cercando di rialzarsi e tornare forte sul mercato, dopo il pesantissimo danno d’immagine di più o meno un anno fa quando annunciò un nuovo sistema di prezzi, il quale portò con sé poco consenso.

Il prodotto con il quale Unity proverà a rifarsi è una nuova versione del suo motore grafico, quest’ultimo incorpora tutta una serie di workflow ottimizzati per sviluppare con facilità videogiochi multiplayer online, oltre a degli strumenti e delle opzioni per i progetti rivolti alle piattaforme mobile principali, ovvero Android e iOS – non solo app native, ma anche browser-based.

Le principali novità del nuovo aggiornamento di Unity

Dal punto di vista tecnico, la nuova versione del motore promette prestazioni migliorate in fase di rendering, con effetti grafici più moderni e avanzati. Secondo molti la novità principale riguarda l’intelligenza artificiale: Unity includerà una nuova versione di Sentis, ovvero la sua libreria specifica per l’uso di modelli di machine learning nel motore.

Tornando indietro nel tempo, precisamente a settembre 2023, Unity aveva annunciato sia un incremento dei prezzi, ma anche l’introduzione di una cosiddetta “runtime fee”. Una commissione retroattiva, pagata dagli sviluppatori in base ai download che avrebbero avuto i loro videogiochi. Questa novità all’epoca suscitò un estremo disappunto da parte degli sviluppatori, infatti molti annunciarono che da quel momento avrebbero cambiato motore per realizzare i loro prodotti.

Situazione che portò John Riccitiello, l’amministratore delegato della società e principale fautore del nuovo sistema di prezzi, ad essere cacciato da Unity. Nei mesi a successivi la società fece massicci tagli al personale, finché a settembre 2024, un anno dopo dall’exploit, ha annunciato la rimozione della “runtime fee” e un dietrofront pressoché totale sulle modifiche annunciate l’anno prima.

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