Non a caso, stiamo parlando di una piattaforma di rete ormai utilizzata da diversi anni tanto che nel 2023 aveva già superato la quota di 900 milioni di utenti iscritti. La multa ricevuta sembrerebbe essere dovuta ad un uso improprio dei dati personali degli utenti. Scopriamo insieme cosa è successo nello specifico in questo nuovo articolo.
Quando si parla di web e di piattaforme online, si sente spesso parlare di violazioni legate all’uso all’improprio dei dati personali. Può capitare infatti che ci sia una gestione che non rispetta le norme imposte, come nel caso di LinkedIn.
A imporre la multa a LinkedIn è stata la Commissione Irlandese per la Protezione dei Dati che, non casualmente, si occupa della difesa e della protezione dei protezione dei dati personali nell’Unione Europea.
Stando a quanto diffuso dalla Commissione Irlandese per la Protezione dei Dati, la decisione di imporre una multa da ben 310 milioni di euro deriva da un’inchiesta avviata già nel lontano 2018. Sembrerebbe, dunque, che LinkedIn abbia infranto diversi articoli tra cui il 6. Tali violazioni hanno portato la Commissione Irlandese per la Protezione dei Dati a prendere l’importante decisione riguardante la multa.
Nello specifico, la DPC ha riscontrato non solo la violazione del consenso considerando che LinkedIn non ha ottenuto alcun consenso da parte degli utenti, ma anche interessi legittimi. In merito a questi ultimi, per la piattaforma è stato impossibile giustificare il trattamento dei dati per pubblicità in quanto considerati superati dai diritti fondamentali degli utenti.
Come sottolineato dal Vice Commissario della DPC è importante sapere che la legittimità del trattamento è un aspetto fondamentale della normativa sulla protezione dei dati. Nel momento in cui vengono trattati dati personali senza una base legale adeguata si va, di conseguenza, incontro ad una violazione. Violazione del diritto fondamentale degli utenti alla protezione dei propri dati.