Trump per le auto americane: sconti e agevolazioni

Donald Trump ha ribadito la sua posizione protezionistica per il settore auto del Paese. Trump ha promesso agevolazioni fiscali esclusivamente per chi acquista vetture prodotte in Nord America. Il candidato repubblicano ha chiarito così che non intende concedere vantaggi fiscali a chi sceglie “altre nazioni”. L’ex Presidente vuole in tal modo tutelare il mercato interno. Trump ha anche sottolineato che la deducibilità degli interessi su un acquisto di auto è positiva, ma sempre se Made in USA. Perché dare benefici fiscali a chi acquista un’auto fabbricata in Cina o in Giappone? Misure del genere servirebbero solo a rafforzare l’industria di altri paesi, a scapito delle imprese americane.

L’ex presidente ritiene che così si creerebbe un’opportunità per città come Detroit, simbolo dell’industria automobilistica americana. E le auto straniere? Trump non ha citato l’Europa, ma è evidente che anche i marchi europei finirebbero per essere penalizzati. I modelli costruiti fuori dal Nord America risentirebbero di uno svantaggio competitivo, data la differenza di costi con le vetture locali. In tal modo, il mercato americano potrebbe chiudersi sempre di più agli stranieri.

Dazi e tensioni commerciali all’orizzonte nel piano Trump

Ma il piano di Trump non si ferma qui. Oltre alle agevolazioni fiscali, il candidato repubblicano ha promesso dazi pesanti su veicoli e prodotti realizzati in paesi come Cina e Messico. Un’idea già espressa in passato, che mira a proteggere l’industria statunitense e a rilanciare il consumo interno. Gli economisti si mostrano però scettici. Trump pensa davvero che alzare barriere commerciali non avrà conseguenze? Alcuni avvertono che simili misure potrebbero far lievitare i prezzi, penalizzando i consumatori americani stessi. Le automobili prodotte in stabilimenti americani da gruppi stranieri, come Toyota, Stellantis o Hyundai, potrebbero essere escluse da queste restrizioni, ma resta da vedere se l’ex presidente intenda risparmiare anche loro dai dazi. In un mondo sempre più interconnesso, il ritorno del protezionismo potrebbe avere conseguenze imprevedibili. Tutto ora dipende dall’esito delle elezioni.

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