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Cerotti: in futuro potrebbero generare impulsi elettrici

Che ne direste di utilizzare dei cerotti collegati all’elettricità? Ebbene, tra qualche anno i classici cerotti che vengono utilizzati in caso di tagli e ferite potrebbero essere soltanto un lontano ricordo.

Un team di ricercatori dell’università di Chicago ha avuto un’idea che potrebbe sembrare bizzarra, ma non lo è affatto. I ricercatori hanno, infatti, lavorato attentamente riuscendo a sviluppare un cerotto capace di generare impulsi elettrici sulla pelle. Non a caso, la generazione di impulsi ha un obiettivo chiaro, ovvero quello di ridurre la presenza di eventuali batteri. Non ci resta che scoprire tutti i dettagli del progetto portato avanti da questo team di esperti. Vediamo insieme tutte le caratteristiche.

Cerotti: in futuro potrebbero usare l’elettricità

I dispositivi che usiamo giornalmente sono tutti legati ad un uso quasi continuo di elettricità (smartphone, PC, tv, elettrodomestici) ma finora non si era mai parlato di soluzioni come i cerotti. Grazie ad un team di esperti dell’università di Chicago i cerotti che usano l’elettricità

potrebbero presto far parte della nostra quotidianità.

L’utilizzo della corrente per i cerotti avrebbe l’obiettivo di prevenire eventuali infezioni del sangue causate dai batteri. Nello specifico, viene fatto riferimento allo Staphylococcus epidermidis e alla possibilità di ridurne la presenza grazie alla generazione di impulsi elettrici sulla pelle.

Secondo quanto diffuso, lo scopo principale di tale tecnologia sarebbe quello di andare a ridurre drasticamente l’uso degli antibiotici. Non a caso, il cerotto potrebbe essere utilizzato anche in seguito a interventi chirurgici o in situazioni in cui è necessario evitare l’insorgenza di infezioni. A tal proposito, non sono mancate le parole del professor Munehiro Asally dell’Università di Warwick che ha sottolineato l’importanza di un’alternativa valida per poter evitare le circostanze di antibiotico-resistenza.

Naturalmente ci troviamo davanti ad un progetto e non sappiamo se effettivamente sarà mai utilizzato sugli essere umani in ambito medico.

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Pubblicato da
Valentina Acri