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Detriti spaziali: ESA e SpaceX si uniscono per affrontare la sfida

Il problema dei detriti spaziali rappresenta una delle principali sfide per le agenzie e le aziende attive nel settore aerospaziale. Con il crescente numero di satelliti e scarti orbitali attorno alla Terra, gli incidenti in orbita stanno diventando più frequenti, sollevando preoccupazioni tra gli esperti su una possibile escalation incontrollata. Tra i principali sostenitori di un’iniziativa per affrontare il fenomeno vi è l’Agenzia Spaziale Europea (ESA), che ha recentemente avviato colloqui con SpaceX per esplorare una collaborazione in un programma globale.

 

Il problema dei detriti spaziali e la Carta Zero Debris

Questo progetto, noto come “Zero Debris Charter“, mira a ridurre la generazione di nuovi detriti orbitali entro il 2030. Con il coinvolgimento di 110 paesi ed enti, la Carta rappresenta un importante passo avanti per limitare l’inquinamento spaziale. Il contributo di SpaceX, che opera circa due terzi dei satelliti attivi in orbita terrestre bassa, sarebbe particolarmente rilevante per il successo dell’iniziativa. L’azienda di Elon Musk gestisce infatti circa 6.300 satelliti Starlink su un totale di 10.300 satelliti operativi, rendendola una delle principali responsabili della crescita del traffico orbitale.

L’emergenza detriti è confermata dai dati forniti dall’astronomo di Harvard, Jonathan McDowell

, secondo cui attualmente si contano circa 18.897 pezzi di detriti spaziali tracciabili in orbita. Vari incidenti, come test missilistici anti-satellite e collisioni accidentali, hanno ulteriormente aggravato il problema. Tra gli eventi più recenti si segnalano la frammentazione di un razzo cinese e la disgregazione in orbita di un satellite per le comunicazioni costruito da Boeing. Anche Amazon, che prevede di lanciare oltre 3.000 satelliti per la costellazione Kuiper, ha firmato la Carta, impegnandosi a contribuire alla riduzione del rischio.

Nonostante la Federal Communications Commission statunitense obblighi SpaceX a far rientrare i suoi satelliti Starlink entro cinque anni dalla fine del loro ciclo operativo, l’azienda non ha ancora aderito alla Carta. L’ESA, pur non avendo funzioni regolamentari, si mostra fiduciosa nel raggiungere un’intesa, considerando l’ampio sostegno già ricevuto dalla comunità internazionale. Il fenomeno dei detriti spaziali diventa particolarmente allarmante alla luce di scenari come la “sindrome di Kessler”, teorizzata nel 1978. Secondo questa ipotesi, un punto critico potrebbe portare a una reazione a catena di collisioni in orbita, con conseguenze potenzialmente devastanti per le future missioni spaziali e le infrastrutture satellitari.

 

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Pubblicato da
Margherita Zichella