A pochi giorni dalle elezioni negli Stati Uniti, aumentano i tentativi di manipolazione dell’opinione pubblica da parte di attori stranieri, una minaccia amplificata dall’uso dell’intelligenza artificiale. Un rapporto di Microsoft rivela come, in questo scenario elettorale teso, tecnologie avanzate come i deepfake siano diventate strumenti di disinformazione di grande efficacia. La Russia, per esempio, ha diffuso video manipolati per screditare la candidata democratica Kamala Harris. Tra i contenuti diffusi vi è un deepfake in cui Harris sembra fare dichiarazioni offensive contro Donald Trump e un altro video che la accusa falsamente di bracconaggio in Zambia. Tuttavia, il Microsoft Threat Analysis Center ha osservato che tali contenuti spesso non raggiungono l’obiettivo, grazie agli sforzi delle piattaforme social nel rilevare e bloccare la propaganda russa prima che si diffonda troppo.
Nel frattempo, anche Cina e Iran hanno intensificato le loro operazioni di interferenza. Se la Russia sembra voler favorire una sconfitta della Harris per consolidare la propria posizione in Ucraina, la Cina è invece preoccupata per il ritorno di Trump alla Casa Bianca, temendo l’impatto delle sue politiche commerciali. Da qui, emergono tentativi di spionaggio mirati contro gli smartphone di Trump e del suo candidato alla vicepresidenza JD Vance. Microsoft ha riportato anche come hacker cinesi abbiano diffuso false notizie per danneggiare i repubblicani, con accuse inventate di corruzione e dichiarazioni antisemite mai pronunciate, il cui unico scopo è minare la loro credibilità.
Anche l’Iran si è inserito in questa campagna di disinformazione, soprattutto nelle prime fasi della corsa elettorale. Gli hacker iraniani sarebbero riusciti a ottenere informazioni riservate dal comitato elettorale di Trump, successivamente condivise con esponenti democratici e alcuni giornalisti. Ad ottobre, un documento contenente i punti deboli di JD Vance, stilato dal team di Trump, è trapelato su Twitter. Microsoft suggerisce che dietro la diffusione di queste informazioni vi sia proprio un’operazione orchestrata da Teheran, in un tentativo strategico di influenzare l’opinione pubblica americana e destabilizzare l’elettorato a pochi giorni dal voto.