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TSMC e Huawei: il caso del Chip misterioso

Negli ultimi giorni è emersa una complessa vicenda che coinvolge TSMC, colosso taiwanese dei semiconduttori, e Huawei, gigante tecnologico cinese. Stando alle ricostruzioni, TSMC avrebbe interrotto la fornitura di chip alla Sophgo. Una società cinese che, secondo Reuters, potrebbe agire come intermediaria per conto di Huawei. L’obiettivo? Superare le restrizioni sulle esportazioni di tecnologia avanzata imposte dagli Stati Uniti. In particolare, si ipotizza che Sophgo stia tentando di ottenere componenti per l’acceleratore di intelligenza artificiale Ascend 910B di Huawei. Unchip all’avanguardia pensato per l’AI.

TSMC e Huawei: le reazioni e le implicazioni per il settore

La questione è stata sollevata da TechInsights, società di analisi che avrebbe individuato il chip sospetto all’interno dell’Ascend 910B. A seguito di questa scoperta, TSMC avrebbe immediatamente informato le autorità statunitensi e avviato un’indagine interna. Sophgo, però, ha respinto ogni accusa. Dichiarando di non avere alcun legame con Huawei e di essere conforme alle normative in vigore. Secondo fonti ufficiali, la società avrebbe fornito a TSMC una serie di dati per confermare la propria autonomia da Huawei. Cercando così di fugare i sospetti.

Tutto ciò ha attirato l’attenzione del Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti. Il quale monitora la situazione per eventuali violazioni delle leggi sull’export. Al momento però, non ha confermato l’apertura di un’indagine formale. Questo episodio sottolinea la difficoltà di applicare e controllare le restrizioni commerciali. Soprattutto quando le aziende tentano di aggirarle attraverso intermediari. Per Huawei, che dal 2019 figura nella lista nera degli USA per motivi di sicurezza, ottenere chip avanzati è essenziale per mantenere la competitività nel campo dell’IA. In cui SMIC, principale produttore cinese, non è ancora in grado di fornire prodotti equivalenti.

L’interruzione della collaborazione tra TSMC e Huawei, avvenuta già nel 2020, rappresenta un colpo duro per l’industria cinese. La quale continua a dipendere fortemente dai semiconduttori stranieri. Questo caso mette in luce come l’ azienda di telefonia, nonostante le sanzioni, tenti di innovare e sviluppare nuove tecnologie. Segno del suo continuo bisogno di componenti avanzati per consolidare la propria posizione nel settore tecnologico mondiale.

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Pubblicato da
Ilenia Violante