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L’AI generativa e la crescente minaccia dei rifiuti elettronici

L’intelligenza artificiale generativa, con tutte le sue promesse di rivoluzione tecnologica, potrebbe presto diventare una delle principali fonti di rifiuti elettronici. Uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Cambridge e della Chinese Academy of Sciences, pubblicato su Nature, ha messo in luce un problema che, fino a ora, era stato trascurato: l’enorme quantità di scarti elettronici che la crescita di questa tecnologia rischia di generare. Secondo i dati, i rifiuti elettronici prodotti dall’intelligenza artificiale generativa potrebbero passare dalle attuali 2.600 tonnellate nel 2023 a ben 2,5 milioni di tonnellate entro il 2030. Per dare un’idea più chiara di cosa significa, è come buttare via 13 miliardi di iPhone in un solo anno.

 

Il problema dei rifiuti elettronici nell’AI

Alla base del problema ci sono le risorse computazionali necessarie per far funzionare l’AI generativa, che sono immense. Questo significa server potenti e infrastrutture tecnologiche complesse, che però diventano obsolete in tempi sempre più rapidi. Lo studio cerca quindi di stimare l’impatto ambientale di questo processo di aggiornamento continuo, proponendo diversi scenari di crescita per calcolare la produzione di e-waste, il termine che indica i rifiuti elettronici. La previsione? Un accumulo che potrebbe oscillare tra 1,2 e 5 milioni di tonnellate

di rifiuti entro la fine del decennio, con enormi conseguenze per l’ambiente.

Per capire meglio la situazione, è importante notare che il problema dei rifiuti elettronici dell’AI va oltre il semplice consumo energetico. Ogni volta che un server o un processore viene sostituito, si generano scarti difficili da smaltire, e la tecnologia avanzata non fa che peggiorare questa tendenza. Il nostro mondo digitale si muove a una velocità tale che l’innovazione rischia di lasciare una scia di rifiuti ingestibili, soprattutto se si considera che questi dispositivi hanno cicli di vita sempre più brevi.

Cosa si può fare? Lo studio propone alcune soluzioni basate sull’economia circolare, un modello che mira a riutilizzare e rigenerare i materiali per ridurre l’impatto ambientale. Ad esempio, sarebbe possibile recuperare componenti preziose dai server in disuso, prolungare la durata dei processori e adottare strategie che minimizzino l’accumulo di scarti elettronici. Se applicate correttamente, queste misure potrebbero ridurre la produzione di rifiuti elettronici del 16% all’86%, segnando un passo importante verso un futuro più sostenibile.

In poche parole, l’AI generativa potrebbe rappresentare un’innovazione straordinaria, ma non possiamo ignorare il conto ambientale che rischia di lasciare.

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Pubblicato da
Margherita Zichella