La COP21 è stato un momento storico in cui si è siglato l'Accordo di Parigi per il pianeta, ma tra il dire e il fare la differenza è molta.

Nel 2015, la COP21 ha segnato un momento cruciale nella lotta contro il cambiamento climatico, con la nascita dell’Accordo di Parigi, firmato da 196 Paesi. Questo accordo rappresenta un impegno concreto per il nostro futuro e per la salute del pianeta. Gli obiettivi sono ambiziosi: mantenere l’aumento della temperatura globale al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli preindustriali e, se possibile, limitare l’innalzamento a 1,5°C. Si punta anche a raggiungere la neutralità climatica entro la metà del secolo, il che richiede una drastica riduzione delle emissioni di gas serra e un equilibrio tra emissioni e assorbimenti.

 

Accordo di Parigi: a che punto siamo davvero?

Un aspetto centrale dell’Accordo è il sostegno ai Paesi in via di sviluppo, spesso i più colpiti dagli effetti del cambiamento climatico. Questi Paesi hanno un ruolo fondamentale nella transizione energetica e nella costruzione di infrastrutture resilienti. Tuttavia, il cammino è pieno di ostacoli, e uno dei problemi più evidenti è la mancanza di investimenti. Secondo un rapporto di Wood Mackenzie, per attuare una transizione energetica efficace, occorre raddoppiare gli investimenti, portandoli a circa 3.500 miliardi di dollari all’anno. Questo evidenzia quanto siano essenziali i finanziamenti per raggiungere gli obiettivi fissati.

In aggiunta, la transizione verso le energie rinnovabili sta subendo un rallentamento, complicata da fattori come la sicurezza energetica e le tariffe elevate. Poche aziende e Paesi sembrano realmente sulla buona strada per rispettare gli obiettivi del 2030, un dato preoccupante.

Gli esperti sottolineano l’importanza di avere piani nazionali ambiziosi e di promuovere la cooperazione globale per mobilitare i fondi necessari. Nel 2024, il 17% dell’energia elettrica globale proviene da fonti rinnovabili, un significativo miglioramento rispetto al 4,5% del 2015. Per accelerare questa transizione, la quota di energia rinnovabile deve salire tra il 25% e il 36% entro il 2030.

È chiaro che ridurre la dipendenza dai combustibili fossili è fondamentale. Sebbene abbiamo visto un incremento nella produzione di energia verde, il ritmo di crescita deve aumentare notevolmente per affrontare le sfide future. Solo unendo le forze, governi, aziende e cittadini possono garantire una transizione energetica sostenibile e ridurre l’impatto ambientale per un futuro migliore.

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