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Propulsione spaziale: l’aria diventa carburante per i motori

È possibile che una startup rivoluzioni il movimento dei satelliti? È questa la sfida di Viridian Space Corp. La giovane azienda di El Segundo, in California, ha messo a punto una tecnologia di propulsione elettrica che sfrutta l’aria atmosferica. L’idea, in realtà, non è nuova ma risale agli anni ‘60. Cosa c’è di diverso? Nessuno finora aveva risolto i problemi di efficienza, né prodotto una spinta sufficiente per contrastare la resistenza atmosferica tale da permettere ai motori di funzionare.

Rostislav Spektor, CEO di Viridian e già capo del laboratorio di propulsione elettrica di Aerospace Corp., ha chiarito il segreto. Per lui, la svolta è nell’efficienza: Viridian ha trovato una configurazione che riesce a trasformare l’aria in spinta grazie ai motori al plasma. I test in camera a vuoto hanno già mostrato risultati promettenti. Se questi numeri poi si confermeranno, i satelliti potranno rimanere operativi in orbita terrestre molto bassa per ben dieci anni. Per il mondo delle telecomunicazioni e dell’osservazione terrestre, sarebbe un cambiamento enorme. Ci sarebbero così meno costi, più flessibilità orbitale e una durata operativa mai raggiunta.

Oltre i limiti: la sfida della propulsione a “aria” dei motori

Ovviamente, la tecnologia è ancora in fase di sviluppo. Restano delle sfide da affrontare, come quella dell’ossigeno atomico. Questo elemento, presente nell’orbita bassa, erode pannelli solari e componenti in metallo dei motori. Superare questo “dettaglio” sarà fondamentale per garantire la longevità dei satelliti. Ma Viridian è ottimista. La startup sta già progettando sistemi più resistenti. Nel caso in cui la tecnologia dovesse essere un successo, l’azienda prevede di usarla per missioni di pulizia dei detriti spaziali.

Finora, Viridian ha raccolto 2,5 milioni di dollari per i suoi motori. I fondi serviranno a lanciare un satellite di prova nei prossimi tre anni. Questa tecnologia si inserisce in un nuovo settore dell’economia spaziale. Tale settore punta in particolare su servizi in orbita, assemblaggio e manutenzione, un obiettivo che non è solo di Viridian. Anche l’Italia ha la sua D-Orbit e sta studiando questi servizi. La scaleup ha appena firmato un contratto con l’ESA da 119 milioni per la sua missione di manutenzione RISE, dimostrando che l’Europa vuole avere un ruolo chiave nello spazio.

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Pubblicato da
Rossella Vitale