In Francia, l’intelligenza artificiale potrebbe presto rivoluzionare il mondo degli autovelox. L’uso della tecnologia li renderebbe capaci infatti di individuare non solo i limiti di velocità infranti ma anche altre violazioni. Grazie a videocamere potenziate, questi dispositivi intelligenti saranno in grado di monitorare diversi aspetti della guida, più dei soliti. L’IA sarà impiegata in particolare per analizzare comportamenti scorretti. Gli autovelox potrebbero individuare persino l’uso del cellulare, la mancata osservanza della distanza di sicurezza e il mancato uso delle cinture di sicurezza. Con il supporto dell’Assemblea Nazionale, i trasgressori di queste norme rischiano una multa di 135 euro e la perdita di tre punti della patente.
L’implementazione definitiva di questi autovelox potenziati sarà tuttavia possibile solo se approvata nel bilancio francese. Questo ha previsto 46,3 milioni di euro solo per ammodernare il sistema. Non è ancora chiaro quanti dei circa 4.000 dispositivi presenti sul territorio saranno aggiornati o se queste nuove funzionalità saranno installate su autostrade o strade urbane. L’IA riuscirà a distinguere le infrazioni anche a 130 km/h? E quali implicazioni potrebbe avere per la privacy?
Gli sviluppi in Italia: perché siamo indietro con gli autovelox intelligenti?
Anche in Italia, sulla carta, esistono autovelox capaci di rilevare infrazioni diverse dalla velocità, come la mancata assicurazione o la revisione scaduta. Eppure, per poterle effettivamente monitorare, servirebbero decreti attuativi che ancora non sono stati emanati. Inoltre, gli autovelox italiani funzionano in modo limitato. Essi non fotografano tutte le targhe, ma solo quelle dei veicoli che superano i limiti di velocità.
Questo significa che anche potendo rilevare le infrazioni legate all’assicurazione o alla revisione, il controllo tramite autovelox riguarderebbe solo chi sta già trasgredendo i limiti. Potrebbero questi strumenti diventare più “intelligenti” anche in Italia, come accade in Francia? Al momento, sembra che le risposte siano lontane, poiché non ci sono piani concreti in questa direzione. Il futuro della sicurezza stradale potrebbe essere sempre più digitale e meno legato alla presenza fisica delle forze dell’ordine. Ma gli italiani sono pronti ad accettare un controllo così avanzato e capillare sulla propria guida?