La carne coltivata sta emergendo come una possibile soluzione ai problemi ambientali causati dall’allevamento intensivo. Oltre ai tradizionali fattori di inquinamento legati ai trasporti e alle industrie pesanti, il settore zootecnico è uno dei principali responsabili delle emissioni di gas serra, come il metano, che contribuiscono al cambiamento climatico. Questo settore, infatti, richiede enormi risorse: terre, acqua, mangimi e antibiotici per far crescere gli animali, e le deiezioni animali causano l’immissione di sostanze nocive nell’ambiente. Non è un caso che i ricercatori stiano cercando soluzioni alternative per ridurre gli impatti negativi della carne tradizionale.
La carne coltivata, prodotta in laboratorio tramite la coltivazione di cellule animali, potrebbe essere la risposta. Sebbene si parli molto della sostenibilità di questa innovazione, c’è ancora un grande ostacolo da superare: il gusto. Per molti consumatori, il sapore e l’odore della carne sono aspetti irrinunciabili. La carne coltivata, al momento, non riesce a replicare completamente l’esperienza sensoriale della carne convenzionale. Questo è un problema che gli scienziati stanno cercando di risolvere, lavorando su metodi per riprodurre le caratteristiche organolettiche della carne, come la consistenza, l’aroma e il sapore.
Un gruppo di ricercatori della Yonsei University di Seoul ha recentemente fatto progressi significativi in questo campo. Hanno studiato la reazione di Maillard, il processo chimico che avviene quando proteine e zuccheri si combinano durante la cottura, creando il sapore e l’aroma che tutti riconosciamo nella carne cucinata. Il loro obiettivo è riprodurre questa reazione nella carne coltivata, utilizzando composti aromatici che si attivano solo quando la carne raggiunge temperature elevate. In questo modo, la carne coltivata potrebbe sviluppare un gusto simile a quello della carne tradizionale, senza però le stesse implicazioni ambientali.
Se questi esperimenti dovessero avere successo, la carne coltivata potrebbe davvero rivoluzionare il settore alimentare. Non solo offrirebbe un’alternativa più ecologica, riducendo le risorse impiegate nella produzione e abbattendo le emissioni di gas serra, ma potrebbe anche avvicinarsi alle aspettative dei consumatori, rendendo questo prodotto più appetibile per il grande pubblico.