Kendall Marston, esperto americano di politica spaziale, ha lanciato un appello per un nuovo trattato sul controllo degli armamenti con la Russia, orientato a vietare le armi nucleari nello spazio. Marston, studente di Space Policy alla George Washington University ed ex militare, sostiene che gli Stati Uniti debbano assumere un ruolo proattivo nello sviluppo di un aggiornamento del trattato START. L’idea è di includere clausole specifiche che garantiscano la sicurezza dello spazio extra-atmosferico, per evitare che diventi un campo di battaglia nucleare.
Il contesto di questa proposta è segnato dall’aumento delle tensioni tra Stati Uniti e Russia anche oltre l’atmosfera terrestre. Di recente, sono emerse notizie sul presunto sviluppo di un sistema anti-satellite russo con capacità nucleare, che rappresenta un salto di qualità nelle capacità militari spaziali. Marston vede questo sviluppo come una potenziale minaccia globale e avverte che un nuovo trattato potrebbe contribuire a ridurre i rischi di un’escalation.
L’esperto richiama l’attenzione sul passato per sostenere il suo punto. Ricorda in particolare il test nucleare Starfish Prime del 1962, quando gli Stati Uniti avevano condotto la prima detonazione di un ordigno nucleare nello spazio, con risultati disastrosi. L’impulso elettromagnetico generato dal test danneggiò numerosi satelliti e causò blackout elettrici a Honolulu, a oltre 1.400 chilometri di distanza. Questo evento storico dimostra quanto l’uso di armi nucleari nello spazio possa risultare dannoso non solo per le infrastrutture spaziali, ma anche per quelle terrestri. Per Marston, è un chiaro esempio di ciò che potrebbe ripetersi se non si interviene con regolamenti stringenti.
Oltre alle implicazioni strategiche, la proposta di Marston sottolinea anche la necessità di preservare la sicurezza delle tecnologie spaziali civili, ormai vitali per le telecomunicazioni, la navigazione e la gestione delle emergenze globali. Con la presenza di nuovi attori spaziali e la crescente competizione, proteggere lo spazio extra-atmosferico è sempre più essenziale. Un trattato, secondo Marston, non solo limiterebbe le armi nucleari, ma rappresenterebbe un passo avanti per assicurare una collaborazione pacifica nello spazio, proteggendo così interessi civili e militari.
Marston conclude che solo con un impegno condiviso e una regolamentazione adeguata si potrà evitare una pericolosa corsa agli armamenti spaziali, creando le basi per una stabilità a lungo termine.