Sciopero benzinai: attesa per la decisione del 14 novembre

Il 14 novembre potrebbe diventare una data cruciale per il settore dei benzinai. In questa giornata si terrà un incontro tra i dirigenti delle principali associazioni di categoria, Faib, Fegica e Figisc/Anisa, per decidere se proclamare uno sciopero su scala nazionale. L’obiettivo è opporsi alla precarizzazione crescente del settore, innescata dalla diffusione indiscriminata di appalti a breve termine, che minacciano la stabilità lavorativa dei gestori di impianti di carburante.

Le associazioni denunciano un grave scenario di deriva contrattuale, con contratti di appalto annuali che non garantiscono alcuna tutela ai lavoratori. I contratti trasformano un servizio essenziale in un sistema di sfruttamento. La critica è rivolta in particolare ai grandi gruppi petroliferi. Questi sono accusati di voler sostituire i gestori storici con “appaltisti” sottoposti a condizioni lavorative precarie. I benzinai non hanno diritti e sono senza protezioni, in un sistema che ricorda quello già visto nei call center o nella logistica.

Il volere dei benzinai e delle associazioni

Le rivendicazioni sono chiare. Le associazioni chiedono come primo step il rispetto delle leggi esistenti e l’intervento delle autorità di vigilanza. Il Parlamento italiano aveva già  approvato nel 2022 tre risoluzioni, votate all’unanimità, per riformare il settore dei benzinai. Le richieste dei gestori però sembrano essere state ignorate. Si è andati come al solito a favore delle istanze delle grandi aziende, che negli ultimi anni hanno realizzato superprofitti.

Il rischio, secondo i rappresentanti di categoria, è che la riforma del settore si sviluppi solo nell’interesse dei petrolieri, a scapito sia dei lavoratori che dei consumatori. La minaccia di chiusura degli impianti su strade e autostrade potrebbe diventare realtà se non verranno ascoltate le istanze dei benzinai. Il 14 novembre sarà quindi una giornata decisiva per capire se verrà proclamato lo sciopero. Le associazioni ribadiscono che il settore non può essere trascinato in una spirale di precarizzazione e che è necessaria una riforma giusta, che tuteli i lavoratori e i cittadini.

Articolo precedenteTrump e i dazi: minaccia per il settore auto europeo e di lusso?
Articolo successivoRicette bianche solo digitali? I cambiamenti in arrivo nel 2025