Dal lancio ufficiale, avvenuto a febbraio 2024, la piattaforma ha bloccato circa 32mila indirizzi IP collegati a trasmissioni pirata. La scelta di utilizzare un modello di pagamento “a consumo” per i servizi cloud ha comportato costi imprevisti e significativi. Inoltre, sono state riscontrate alcune criticità nella gestione della piattaforma. Anche se Piracy Shield risulta efficace nel bloccare trasmissioni pirata, si sono verificati numerosi casi di blocco accidentale di contenuti legittimi.
Nel dettaglio, la piattaforma ha bloccato in modo involontario una content delivery network
(CDN) di Google. Ciò compromettendo temporaneamente l’accesso a servizi come YouTube e Drive. La causa del blocco è stata ricondotta a DAZN, uno dei detentori di diritti sportivi autorizzati a segnalare contenuti pirata. Tale episodio ha sollevato dubbi sull’affidabilità del sistema e aumentato le perplessità rispetto all’elevato costo del progetto.Per affrontare tali imprevisti, l’AGCOM ha deciso di aumentare di ulteriori 730mila euro il budget destinato a Piracy Shield. Suddetti fondi saranno parzialmente compensati da tagli ad altre voci di spesa. Come servizi di sorveglianza, facchinaggio e manutenzione. Nel dettaglio, una parte di tale incremento, pari a 256mila euro, è destinata a servizi infrastrutturali su cloud per mantenere attive piattaforme essenziali. Come Conciliaweb, il Registro degli operatori di comunicazioni e Piracy Shield stessa.
Eppure, considerando le criticità emerse, si sono sollevati parecchi pareri contrari alla piattaforma. A tal proposito, Metro Olografix, un’associazione italiana di informatici e hacker, ha lanciato un appello per una sospensione e revisione della piattaforma.