A tal proposito, un aumento dei prezzi per i prodotti elettronici sembra inevitabile. I dazi all’importazione incrementerebbero infatti i costi, spingendo i produttori a riversare tali incrementi sui consumatori.
Alcune aziende hanno già avviato iniziative per mitigare il rischio. Amazon, ad esempio, ha cominciato a diversificare la sua produzione spostandone una parte fuori dalla Cina. Puntando, in particolare, sull’India, con l’intento di ridurre l’impatto dei dazi.
Un’analisi condotta dalla Consumer Technology Association (CTA) a ottobre ha valutato gli impatti economici di questi dazi per dieci categorie di prodotti tecnologici di consumo. Inclusi smartphone, laptop, tablet e console. Secondo le ipotesi di tassazione previste, i dazi sulle importazioni si attesterebbero al 10-20
% per tutti i Paesi e al 60% per le merci provenienti dalla Cina. Lo studio della CTA evidenzia come tali dazi avrebbero conseguenze prevalentemente negative. Invece di rafforzare l’economia statunitense, potrebbero compromettere la reputazione internazionale degli Stati Uniti. Oltre che causare un abbassamento del rating creditizio e dare origine a ulteriori restrizioni commerciali.È importante sottolineare che i dazi non necessariamente riporterebbero la produzione delle aziende tecnologiche sul suolo americano. Piuttosto, è ipotizzabile che, per evitare il dazio del 60% imposto alle importazioni cinesi, le imprese preferirebbero spostare la produzione in Paesi con tassazioni minori, al 20%. La rilocalizzazione in America sarebbe infatti meno conveniente a causa dei costi elevati. Pertanto, è probabile che il provvedimento di dazi non favorirebbe un vero rientro della produzione negli Stati Uniti. Non resta che attendere per scoprire quale sarà l’andamento effettivo del mercato e quali saranno le concrete decisioni di Trump in merito.