Nel 2023, in Italia sono stati piantati oltre 2,4 milioni di alberi, un’iniziativa che si stima possa generare un valore economico annuo di 16 milioni di euro. A documentare questo investimento è l’Atlante delle Foreste, giunto alla sua quarta edizione, che offre una panoramica dettagliata dei progetti di riforestazione in tutto il Paese.
Circa 300 macro-progetti sono stati avviati su una superficie complessiva di oltre 3.000 ettari, coinvolgendo sia aree urbane che extraurbane. Questa ampia opera di piantumazione è il risultato di una collaborazione tra enti statali, amministrazioni regionali e soggetti privati, con l’obiettivo di migliorare l’ambiente e di garantire un ritorno economico che vada oltre il semplice recupero dell’investimento iniziale, previsto nei primi quattro o cinque anni. Gli alberi, con una vita media superiore ai 30 anni, apporteranno vantaggi ecologici e benefici economici per decenni.
I vantaggi economici derivanti dagli alberi piantati sono molteplici e spaziano dalla regolazione della qualità dell’aria e del suolo alla mitigazione degli effetti di eventi climatici estremi. Si stima che ogni ettaro possa generare più di 2.200 euro all’anno solo per questi servizi ambientali. Oltre a ciò, le nuove aree verdi stimolano il turismo sostenibile e le attività culturali, contribuendo a creare ulteriori entrate di circa 600 euro per ettaro all’anno. Non meno importante è il ruolo degli alberi nel garantire la biodiversità e il buon funzionamento degli ecosistemi, generando un valore di oltre 2.300 euro per ettaro.
Tra le regioni, il Trentino-Alto Adige si distingue per il numero di alberi piantati, con oltre 637.000 nuove piante, in gran parte concentrate nelle Province autonome. Seguono Piemonte, Basilicata e Puglia. Sul fronte delle Città metropolitane, Bari e Messina emergono tra le prime posizioni insieme a Torino. Alcune regioni, come la Liguria, non hanno registrato incrementi significativi; tuttavia, questo non è necessariamente negativo, poiché la regione vanta già una copertura boschiva estesa.
L’attenzione non è solo sulla quantità di alberi, ma anche sulla qualità delle specie piantate. In contesti specifici, si considerano anche specie esotiche non invasive, che possono migliorare la resilienza dei territori stressati dai cambiamenti climatici. L’obiettivo finale è ricostituire un suolo forestale sano, capace di accogliere gradualmente le specie autoctone, garantendo così un equilibrio naturale duraturo.